venerdì 17 agosto 2018

Un noir tutto barese.


Il Caseggiato della Socia a Bari.

Nella città di Bari esattamente tra le vie Zuppetta e la piazza Luigi di Savoia esisteva un casermone soprannominato dai baresi "La Socia".

Ma prima di vedere la storia più recente di questa opera, partiamo dall'inizio. Il progetto fu avveniristico per il Regno d'Italia, infatti nel 1880 venne ad inaugurarla addirittura il Re Umberto I di Savoia, afferma lo storico De Sanctis Gigi: "La Socia fu il primo caseggiato popolare del Mezzogiorno d'Italia: al Sud non esistevano altri all'epoca. Fu talmente tanto importante che il capo della cooperativa, Pietro di Benedetto, (..), ricevette una medaglia d'oro e la croce di cavaliere direttamente dalle mani del re per quel progetto".

Il caseggiato fu costruito per volere del Gruppo Facchini, per ospitare le famiglie dei dipendenti che trasportavano olive e mandorle ai piani terra vi erano state costruite le stalle che ospitavano sia gli animali che i carri che venivano giornalmente riempiti da merci che venivano trasportati sino al molo Sant'Antonio.

Vi abitavano circa 180 famiglie e l'impianto di fogna era previsto con canalizzazione di fogna nera al di sotto del caseggiato che si andavano a perdere nel sottosuolo barese, il casermone fu abbattuto nel 1962 per dare posto a nuovi e più moderni edifici che ancora oggi possiamo ammirare.

A partire dalla seconda guerra mondiale, però divenne un ricettaccolo del malaffare barese, infatti in esso venivano conclusi affari loschi, si praticava la prostituzione e ogni più sordida ed ambigua attività illecita: era l'antistato.

Si narra che molti soldati che ignari e sprovveduti che fossero andati a trovare le donne di piacere, non siano mai usciti vivi, e che durante la demolizioni diversi scheletri umani siano stati trovati nelle intercapedini delle pareti: leggenda o verità?

A cura di Sisto Massimiliano.


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