Il culto della Madonna di Corsignano si sviluppa attorno a una icona bizantina portata dai crociati nel lontano 1187 e più direttamente da un capitano francese di nome Geredeo.
Egli con i suoi uomini riuscì a scampare alla forza del temuto Saladino che appunto nel 1187 distrusse le armate cristiane; fuggendo dalla Terra Santa riuscì a strappare agli infedeli il venerato quadro che portò con se.
Arrivato in terra giovinazzese chiese rifugio nella piccola curtis di Corsignano dove esisteva un ricovero per i pellegrini con annesso ospizio dove venne accudito e curato, qui il capitano per riconoscenza dell'assistenza ricevuta volle donare il quadro della Vergine alla chiesetta del villaggio.
Il suo culto crebbe per i molti miracoli, e i giovinazzesi acclamarono Maria SS. di Corsignano, Patrona della cittadina pugliese nel 1388 quando il Vescovo Nicola e il Capitolo Cattedrale portarono solennemente in processione la venerata immagine ormai della loro protettrice.
Alfine di rendere più fruibile il culto a tutti i cittadini giovinazzesi si decise di traslare l'icona dal Casale Corsignano sino alla Cattedrale nel 1677 per volontà dell'allora Vescovo Agnello Alfieri.
L'icona viene solennemente portata in processione la terza domenica di agosto a ricordo della proclamazione della Madonna a patrona di Giovinazzo; la teca che protegge la venerata immagine è stata scolpita e cesellata a mano nel 1897.
L'argento e l'oro per la nuova teca provennero oltre che dalla fusione della precedente anche utilizzando i copiosi ex-voto che vennero nei secoli portati in dono alla Vergine in segno di ringraziamento per i voti sciolti dalla Madonna.
I manti che coprono la teca sono tre tutti riccamente ricamati, ma solo due si possono ancora ammirare uno di seta rossa ricamato in oro copre nel tempo ordinario la teca mentre l'altro di colore azzurro con ricami in oro e pietre preziose che raffigura una barca a vela entro una bardatura di gigli anch'essi ricamati in oro viene utilizzata per la processione di gala.
A cura di Sisto Massimiliano.
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