I santuari da sempre sono
stati luoghi nei quali veniva espresso il culto, ma contemporaneamente anche la
funzione di assoluzione dei peccati attraverso l'espiazione riveniente dalla
penitenza. All'inizio della storia della chiesa i luoghi ove si potevano espiare
i peccati erano pochissimi si pensi a Roma sulla tomba dei santi martiri Pietro
e Paolo, a Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro o a Compostela in
Galizia sulla tomba dell'Apostolo Giacomo.
Poi successivamente furono collegati
i santuari mariani tra cui i primi furono quello della Verna, e in Assisi a Santa Maria della Porziuncola. Il problema era quello di portare ad espiare i
peccati che giornalmente si incorrevano. I peccati nei primi anni della chiesa
non erano facilmente eliminabili infatti veniva comminato al penitente
peccatore che si accostasse alla sacramento della confessione vere e proprie
limitazioni. Il peccatore doveva pubblicamente fare ammenda e lo si
individuava per gli abiti dimessi e per il completo taglio dei capelli e nelle
funzioni religiose era posto in disparte.
Le ammende potevano persino portare a
non potersi unire con la propria moglie nei casi piu' gravi. Ovviamente questo
imponeva proprio una serie di limitazioni nella vita quotidiana per cui i
monaci irlandesi previdero che per eliminare queste limitazioni i penitenti
potevano pagare un'ammenda in denaro commisurata alla loro colpa alla quale
pero' doveva aggiungersi un pellegrinaggio in un luogo santo.
Così nacquero in
tutto l'alto medioevo i grandi cammini tipo quello di Santiago, quello di Roma,
quello di Canterbury o quello in Terra Santa. Lungo queste strade della fede
poi, i pellegrini trovavano altri luoghi minori dove dover sostare. Il
pellegrino era facilmente riconoscibile perche' indossava un sacco ruvido, un
cappello a falde su cui erano posti i simboli del pellegrinaggio e un bastone;
inoltre ai pellegrini era data una lettera di via firmata dal Vescovo con la
quale il pellegrino era esentato dal pagamento dei dazi per l'ingresso nelle
città e poteva lucrare il diritto d'asilo attraverso il quale rivolgendosi alle
istituzioni religiose, queste gratuitamente dovevano provvedere a sostentare il
pellegrino.
Tra i luoghi di ristoro vi era quello molfettese, punto mediano tra
la Basilica di san Michele Arcangelo sul Gargano e quella di Bari di San Nicola
da Myra. Infatti proprio per il crescente afflusso di pellegrini che partivano
alla volta della Terra Santa, Ruggero il Guiscardo fece edificare un ospizio
per i Crociati ed una cappella intitolata a Santa Maria della Pietà facendo
ampliare un monastero benedettino che era li ubicato e che probabilmente
apparteneva per giurisdizione alla Badia dei Banzi.
Il culto della Vergine dei
Martiri nasce proprio in questo luogo non certo per una volontà astratta e divina
ma solo perche'i pellegrini provenienti dalla Terra Santa portavano seco
reliquie, e dato che dovevano affrontare non pochi pericoli lungo il cammino
alle volte erano ospitati da privati o accolti in ospizi ed ospedali
disseminati lungo la via di fede, e una volta ricevute le cure necessarie per
riprendere il viaggio molte volte questi regalavano delle reliquie che avevano
acquistato in quei luoghi lontani.
Tali reliquie poi diventavano poi basi per
culti e tradizioni di cui ancora noi oggi viviamo i retaggi. Fatto è che il
culto della Madonna dei Martiri nasce proprio nel periodo altomedievale, le
cronache infatti parlano della comparsa della icona della Vergine dei Martiri
nel 1188.
Mentre secondo la
tradizione avrebbero trovato l'icona impigliata nella rete dei pescatori, ma malauguratamente
sulla via di ritorno trovarono un vascello mussulmano che pretese il quadro
come bottino, così i marinai tornarono scorati nella città patria, mentre i
mussulmani di ritorno ai loro porti trovarono la morte in mare a causa di una
"fiera procella" che distrusse l'imbarcazione degli infedeli. I
marinai tornati per la pesca nello stesso tratto di mare ripescarono nuovamente l'icona
della Vergine e la portarono dove tutt'oggi e' venerata.
A cura di Sisto Massimiliano.
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