lunedì 20 agosto 2018

Inno alla Madonna dei Martiri: commento.


"O fiore di Grazia Gentile, Signora dei Martiri bella, Di mezzo alla fiera procella, Del mar che s'infrange ai tuoi pie', Nei giorni a Te sacri i tuoi figli, Soavi si prostrano a Te"
I nostri padri si rivolgevano alla Regina dei Martiri chiamandola Fiore di Grazia Gentile; la motivazione risiedeva dalle copiose preghiere che le mogli dei marinai, che lasciavano le nostre coste rivolgevano alla Madonna, porgendole fiori e donazioni in oro per ulteriormente rendere bella l'effigie della Vergine. Per questo  i marinai la invocano nella tempesta per sedarla  "fiera procella" e  Maria con il suo potente patrocinio, fiera, blocca i marosi derivanti dalla burrasca, ossia "procella", facendo frangere il mare che stagna e  torna calmo tale da consentire a chiunque prendesse il mare, il ritorno alla casa paterna e alla propria famiglia. Per questo nei giorni Sacri, ossia nei giorni della novena e della festa esterna, i tuoi figli, ovvero tutta la comunità dei credenti, "soavi" e quindi grati per la Tua protezione materna, zelano incessanti preghiere di ringraziamento per i diversi interventi che la Madre del Signore rivolge ai suoi figli molfettesi.

"Dai lidi onde nasce l'aurora, Urgendo una triste bufera, A questa fiorente riviera, Quale ansia d'amor ti menò? Amore di Madre a Molfetta, O Vergine, amor ti porto'..."
 Prima di commentare questo verso e' utile fare una premessa che riguarda l'Inno alla Madonna dei Martiri ossia nella prima strofa si rimarca l'amore figliare e le motivazioni per cui Ella e' stata eletta nostra patrona. Qui invece, si rimarcano le origini del culto, e come, la venerata icona della Madonna sia giunta nella nostra citta'. Infatti si recita "Dai lidi onde nasce l'aurora",  e' chiaro che l'autore parla delle sponde orientali di Terra Santa cui tutte le reliquie furono portate in occidente per evitare la distruzione iconoclasta dei mussulmani, visto che l'impero bizantino era fortemente indebolito. Pertanto dalle sponde orientali da cui erano imbarcate le reliquie della cristianità e dove i pellegrini e i cavalieri crociati combattevano in nome di Cristo, durante la traversata, "una triste bufera" ossia una tempesta (questo rimarca l'arrivo prodigioso secondo la tradizione della icona da parte di pescatori) colpì l'imbarcazione che trasportava la venerata icona tale per cui i marosi distrussero la nave e l'icona approdò "in questa fiorente riviera" sulle nostre ricche coste molto proficue di pesce, pescata in una rete dai pescatori (ecco la tradizione secondo cui furono i pescatori a portare l'icona in salvo). Di qui la domanda: Quale ansia per il tuo amore ti portò, ossia anche la nostra città prima orfana, oggi, grazie alla tua presenza e' ripiena del tuo Amore e per questo la domanda retorica, quale fu l'Amore che condusse qui la venerata Tua immagine? Ovviamente l'amore di Dio, tale per cui con la tua presenza, il tuo potente patrocinio (Amore di Madre) si staglia in tutta la città molfettese. Infine il verso si chiude con un aggancio al verso successivo ossia "O Vergine, amor ti porto'..."

“Amore, o gentil!..chè tuoi figli, Siam noi. Per noi dare alla vita, Sul Golgota, o Madre impietrita, Pervasa d'intenso dolor; Un giorno all'Eterno il tuo Cristo, Offriva il materno cor."
 Prima di commentare codesta strofa e' utile fare la parafrasi della medesima: " Amore, o gentile! O Vergine, l'amore che ti portò nella nostra città perchè siamo noi tuoi figli. Infatti per noi hai dato al mondo secondo il volere del Padre il Cristo, tuo figlio, e per quel si che proferisti all'Arcangelo Gabriele offristi al mondo il tuo materno cuore che fu pervaso di intenso dolore quando sul Golgota accompagnavi tuo Figlio al sacrificio finale della Croce". Quindi commentando il terzo verso dell'inno e' utile sottolineare l'aspetto liturgico spirituale infatti si richiamano i momenti salienti della vita della Madonna nella storia della redenzione ossia: il si all'Arcangelo Gabriele quando recita "Un giorno all'Eterno il tuo Cristo", la profezia di Simeone "Offriva il materno cor"ed infine durante la passione sul Golgota " Sul Golgota, O Madre impietrita". Bene, facciamo un passo indietro e torniamo all'inizio della strofa: l'Amore gentile che tu concedi alla nostra città, grazie alle incessanti preghiere che i devoti ti rivolgono nel tuo Santuario! Viene riconosciuto da noi, tuoi figli, perchè siamo stati affidati dal Cristo sotto la croce alla Tua Materna protezione. Infatti, per noi hai offerto il tuo materno cuore e il frutto dell'amore incondizionato di Dio con quel si difatto concedendo al mondo intero la salvezza. Il tuo Amore e' stato tanto puro che sebbene sotto la croce (Regina dei Martiri Addolorata Maria come si recita nel Settenario alla B. V. Addolorata) hai perso brutalmente il tuo Cristo, con quel si, hai reso possibile la redenzione del mondo e di tutti noi grazie proprio al tuo Amore gentile.

“Perché sui tuoi figli che tanto Ti costano, o Vergine, un giorno Urlando implacabili intorno La morte e lo spasimo, Tu nel tempio a Te caro mostrasti del santo tuo cor la virtù”.
La strofa si chiude con il rapporto discendente che l’amore della Madonna ha nei nostri confronti sino all’ultima ora della nostra vita terrena. Infatti noi, tuoi figli, che tanto costano al tuo cuore per le nostre miserie umane, nella tua funzione di avvocata presso l’Altissimo, ti invocano nel momento della morte e nel dolore, perché sanno fiduciosi, che tu li ascolti nelle preghiere elevate nel “tempio a te caro mostrarsi” per impietosire il Tuo santo cuore pieno di virtù.

“E un giorno ricordati! Intatta, Nell’ampia vampante ruina, L’effigie tua bella, o Divina, miracol di cielo apparì, sgomento alla barbara torma che pallida e franta fuggì. O gloria, e la barbara schiera Fuggente sull’avida nave, Non forse a un tuo cenno, o Soave, Nel placido porto fermò: ponendoti ai piedi il tesoro che al tempio a te sacro predò?”
L’inno continua facendo riferimento a un miracolo avvenuto nel 1485 quando i Turchi misero a ferro e fuoco la Cappella della Madonna, nella quale l’immagine rimase indenne, così i Turchi disorientati e adirati dall’inspiegabile evento, vollero saccheggiare la chiesa dei vasi consacrati al servizio divino, ancora una volta, miracolosamente, la Madonna intervenne, impedendo che l’imbarcazione carica del bottino potesse prendere il largo.

“Signora, i tuoi liberi figli, Ti cantano gloria… incalzanti, Sui padri che dormono, e ansanti, I Franchi ecco irrompono già… Ma schiari tu, o Vergine, i cieli, E salva è la nostra Città.”
Ancora un altro accenno storico di un miracolo avvenuto nel 1530 quando la Madonna apparve al di sopra delle mura disorientando i soldati e mettendoli in fuga nella notte.

“O Madre, in te sperano i figli Piangenti!… a te servon le stelle: Tu accenni e si stan le procelle, Furenti che squassano i pian. Signora dei Martiri, stendi, Su noi la tua provvida man. Ci arridi, o Regina dei Santi, tra mezzo ai mondani perigli! Proteggi il lavoro dei figli, fa sacro dei figli l’amor. Converti in corona di stelle, Il lungo dei figli dolor!”
Ed infine nelle ultime strofe l’invocazione finale alla Madonna in cui i figli in te sperano, piangenti ma sapendo che nella tua divina maestà e potenza che riesce a bloccare i venti più forti e i piani degli uomini più empi, concedi, a noi la protezione materna contro le difficoltà della vita. Così ci aiuti tra i nostri pericoli terreni, proteggendo il lavoro dei tuoi figli attraverso il quale ti si rende onore e per questo converti questa nostra vita ricca di dolori e pericoli al tuo divino cuore.
In ultimo lascio ad ognuno di noi il giusto commento da dare al ritornello tanto caro che di fatto rappresenta la nostra preghiera più intima che alla Madre di Dio possa essere affidata:
"Al supplicante popolo, Sorridi dolce e pia, Volgi lo sguardo, o Vergine a nostr'anime aflitte...Ave Maria!"
A cura di Sisto Massimiliano.

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