Uno dei ricordi ormai sbiaditi
della città di Molfetta è quello della Nevaia; essa era un caseggiato simile a
una prigione in cui si snodavano corridoi serrati da porte in ferro costellati
da catenacci e che terminavano in una grande gola profonda dove veniva stipata
in fascine ben organizzate la neve scesa copiosa nelle nevicate di gennaio.
Infatti nella Molfetta ottocentesca e sino alla prima guerra mondiale ogni
gennaio la gente attendeva quell’evento quasi come una festa in quando appena
terminata la nevicata immediatamente il Comune inviava per strada della gente
per raccogliere la neve caduta copiosa. Era solito il Comune assoldare
pagando una giornata di lavoro quanta piu’ manovalanza per l’ammonticchiare la
neve ai bordi delle strade dove poi il carretto comunale con altri spalatori la
raccoglievano per portarla alla nevaia.
Queste operazioni il più delle volte erano anche
aiutate dai cittadini, infatti donne e bambini spostavano la neve fresca su
quei covoni per liberare gli usci e per agevolare il lavoro degli spalatori. Il
Sindaco generalmente sovrintendeva a tali lavori dalla carrozza perché era un
bene di primaria importanza da consumarsi in estate. Una volta raccolta la neve, questa veniva quindi portata alla nevaia dove il custode apriva la medesima per stiparla
in fascine.
Il custode aveva l’obbligo di sorvegliarla, di non cederla a
nessuno se non prima dell’Ascensione, giorno in cui veniva issata la regia
bandiera italiana che segnava l’inizio della vendita della neve alle persone.
Tale successo della vendita era dovuto a due fattori: il primo perchè non esistevano i moderni frigoriferi e il secondo perchè poteva aversi
del ghiaccio a buon prezzo per utilizzarlo per bibite.
Il custode, generalmente
un uomo non proprio onesto e schivo, scelto dal Comune anche tra i galeotti
aveva il compito tra l’altro di gestire i canali di scolo e di manutenere
l’edificio ottocentesco. Non poteva durante l’anno lasciare quel posto e non
poteva vendere fuori dal periodo stabilito le fascine i cui introiti dovevano
affluire alle casse comunali.
Sino alla prima guerra mondiale, come dicevo, l’uso della neve era importantissimo, ma mano mano che la tecnologia ha dato la
possibilita’ di migliorare le condizioni di vita oltre alla riduzione delle precipitazioni
nevose, hanno reso l’uso della nevaia inutile.
Infatti prima della sua
demolizione si attese la morte dell’ultimo custode comunale tale
Nicola detto il gabelliere che per il suo curriculum di persona poco proba e
limpida ebbe il posto senza avere rivali, egli nell’ultimo periodo di vita
ormai vecchio e dissennato usciva ancora con la pala nelle notti di inverno
quando nevicava per raccogliere la neve che si posava attorno alla sua dimora,
e che vendeva ormai ai piu’ poveri e derelitti sino a quando una notte non lo
trovarono morto nel giardino della nevaia con la pala in mano. Dopo poco tempo
quell’edificio fu distrutto per dar posto a nuove abitazioni non avendo piu’
ragione di esistere.
A cura di Sisto Massimiliano.
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