venerdì 3 agosto 2018

La nevaia cittadina.







Uno dei ricordi ormai sbiaditi della città di Molfetta è quello della Nevaia; essa era un caseggiato simile a una prigione in cui si snodavano corridoi serrati da porte in ferro costellati da catenacci e che terminavano in una grande gola profonda dove veniva stipata in fascine ben organizzate la neve scesa copiosa nelle nevicate di gennaio. 

Infatti nella Molfetta ottocentesca e sino alla prima guerra mondiale ogni gennaio la gente attendeva quell’evento quasi come una festa in quando appena terminata la nevicata immediatamente il Comune inviava per strada della gente per raccogliere la neve caduta copiosa. Era solito il Comune assoldare pagando una giornata di lavoro quanta piu’ manovalanza per l’ammonticchiare la neve ai bordi delle strade dove poi il carretto comunale con altri spalatori la raccoglievano per portarla alla nevaia. 

Queste operazioni il più delle volte erano anche aiutate dai cittadini, infatti donne e bambini spostavano la neve fresca su quei covoni per liberare gli usci e per agevolare il lavoro degli spalatori. Il Sindaco generalmente sovrintendeva a tali lavori dalla carrozza perché era un bene di primaria importanza da consumarsi in estate. Una volta raccolta la neve, questa veniva quindi portata alla nevaia dove il custode apriva la medesima per stiparla in fascine. 

Il custode aveva l’obbligo di sorvegliarla, di non cederla a nessuno se non prima dell’Ascensione, giorno in cui veniva issata la regia bandiera italiana che segnava l’inizio della vendita della neve alle persone. Tale successo della vendita era dovuto a due fattori: il primo perchè non esistevano i moderni frigoriferi e il secondo perchè poteva aversi del ghiaccio a buon prezzo per utilizzarlo per bibite. 

Il custode, generalmente un uomo non proprio onesto e schivo, scelto dal Comune anche tra i galeotti aveva il compito tra l’altro di gestire i canali di scolo e di manutenere l’edificio ottocentesco. Non poteva durante l’anno lasciare quel posto e non poteva vendere fuori dal periodo stabilito le fascine i cui introiti dovevano affluire alle casse comunali. 
Sino alla prima guerra mondiale, come dicevo, l’uso della neve era importantissimo, ma mano mano che la tecnologia ha dato la possibilita’ di migliorare le condizioni di vita oltre alla riduzione delle precipitazioni nevose, hanno reso l’uso della nevaia inutile. 
Infatti prima della sua demolizione si attese la morte dell’ultimo custode comunale tale Nicola detto il gabelliere che per il suo curriculum di persona poco proba e limpida ebbe il posto senza avere rivali, egli nell’ultimo periodo di vita ormai vecchio e dissennato usciva ancora con la pala nelle notti di inverno quando nevicava per raccogliere la neve che si posava attorno alla sua dimora, e che vendeva ormai ai piu’ poveri e derelitti sino a quando una notte non lo trovarono morto nel giardino della nevaia con la pala in mano. Dopo poco tempo quell’edificio fu distrutto per dar posto a nuove abitazioni non avendo piu’ ragione di esistere. 

A cura di Sisto Massimiliano.

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