domenica 26 agosto 2018

Maria Santissima dei Martiri



Per dare una adeguata descrizione alla icona della Madonna dei Martiri faccio riferimento al libro del compianto F. Del Rosso "Regina Martyrum - La Madonna dei Martiri di Vito Fornari": "(...) Per quanto attiene all'icona della Madonna dei Martiri, il Bovio afferma che fu dipinta su una "tavola di cipresso alla maniera greca", altri, ad olio su un supporto ligneo di cedro. 
Misura cm 100 x 66 e ci presenta due soggetti principali che occupano la quasi totalita' della scena: la Vergine Maria e il Divin Bambino che si protendono l'uno verso l'altra per stringersi in un tenerissimo abbraccio. A loro si accompagnano due soggetti marginali: due testine di angeli alati, che compaiono sul fondo. 
Maria è rappresentata a mezzobusto, sorregge con il braccio sinistro il divin Infante e lo stringe a sé, mentre con la mano destra, poggiata sul petto, sembra volerlo "mostrare" e indicarlo come vera via per la salvezza. 
Inclinando il capo, la Vergine tocca con la sua guancia quella del figlio che risponde allargando le braccia per cingere il collo della Madre. La dinamicita' della rappresentazione è tutta incentrata in quell'abbraccio. 


E' Dio che, nelle vesti di un bambino, avvolge la Madre e, con Lei, l'umanita' intera. La Vergine si lascia abbracciare e, reclinando il capo sul Bambino, si abbandona a quella Sua semplicissima manifestazione di affetto. 
Lo sguardo del Bambino è tutto incentrato sul volto della Madre che, velato di composta tristezza, ci trasmette la compassione del Figlio per tutti coloro che soffrono. Ella, invece, si mostra pronta a raccoglierne le suppliche e a intercedere, per lui, presso il Salvatore. In questa icona, l'amore unisce il divino con l'umano e questa unione si concretizza nell'estrema vicinanza dei due volti che si toccano e nelle due aureole che si congiungono.
 E' per questo gesto di tenerissimo affetto che l'icona è identificata come Madonna Eleousa o "Madonna della Tenerezza". Il piccolo Gesu' ha il volto serio e indossa una tunica rosso porpora, colore che ne sottolinea la divinita'. Dalle Sue spalle si dipana un lembo della vesta (hymation) che pende verso il basso a significare l'effusione della Grazia Divina, da parte del Cristo, su tutta l'umanità. 
Anche la Vergine indossa una tunica rosso-porpora e completa il suo abbigliamento avvolgendosi in un manto di colore blu scurissimo, bordato d'oro, che partendo dal capo, le scende sulle spalle e intuitivamente, lungo il corpo. Ha il volto allungato, il naso lungo ed acuto, la bocca sottile e stretta, il collo turgido. 
Gli occhi, sotto le ciglia arcuate, sono grandi e scuri. Come per il Bambino, anche le colorazioni usate per la Vergine hanno una simbologia. La tunica della Madre di Dio, infatti e' rosso-porpora a indicare la Sua divinita', il blu scuro del manto (maphorion) sottolinea la sua natura umana, mentre le bordature dorate, stanno ad indicarci la luce sovrannaturale che avvolge le due figure. 

Queste si stagliano su un fondo anch'esso scuro dal quale si discostano per la leggera, diversa tonalita' di colore, che disegna il manto della Vergine. Dietro quel fondo fanno capolino due teste di angeli che reggono il pallium." "(...).
Gli angeli dell'icona molfettese, infatti, stando alle piu' antiche descrizioni e raffigurazioni, per alcuni reggono un pallium, per altri ne reggono due distinti, per altri ancora, reggerebbero un globo, probabile residuo dei pallia, sbiaditi o scrostatisi.
 Infine, una attenzione particolare va riservata alla luce che illumina l'icona e che, nella composizione pittorica, assume un ruolo fondamentale. Innanzitutto non e' una luce che scaturisce da una fonte fisica, bensi' da una interiore.
 Essa e' l'essere stesso delle immagini raffigurate e, di conseguenza, ne assume il carattere ontologico, "Dio e' Luce" e la Sua incarnazione costituisce la "Luce che viene dal mondo" (Gv 1,9). La luce che illumina le icone, quindi e' proprio questa energia divina. 
Non e' quindi una luce naturale che proviene da uan fonte esterna e concreta e che deve obbedire ai rigidi schemi della diffusione della luminosita' nella scena, come accade per l'arte occidentale, ma una luce che prorompe dall'intima essenza della divinita', che illumina le immagini "dal di dentro" e si diffonde all'esterno e dappertutto."
A cura di Sisto Massimiliano.

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