Per
dare una adeguata descrizione alla icona della Madonna dei Martiri faccio
riferimento al libro del compianto F. Del Rosso "Regina Martyrum - La
Madonna dei Martiri di Vito Fornari": "(...) Per quanto attiene
all'icona della Madonna dei Martiri, il Bovio afferma che fu dipinta su
una "tavola di cipresso alla maniera greca", altri, ad olio su un
supporto ligneo di cedro.
Misura cm 100 x 66 e ci presenta due soggetti
principali che occupano la quasi totalita' della scena: la Vergine Maria e il
Divin Bambino che si protendono l'uno verso l'altra per stringersi in un
tenerissimo abbraccio. A loro si accompagnano due soggetti marginali: due
testine di angeli alati, che compaiono sul fondo.
Maria è rappresentata a
mezzobusto, sorregge con il braccio sinistro il divin Infante e lo stringe a
sé, mentre con la mano destra, poggiata sul petto, sembra volerlo
"mostrare" e indicarlo come vera via per la salvezza.
Inclinando il
capo, la Vergine tocca con la sua guancia quella del figlio che risponde allargando
le braccia per cingere il collo della Madre. La dinamicita' della
rappresentazione è tutta incentrata in quell'abbraccio.
E' Dio che, nelle vesti
di un bambino, avvolge la Madre e, con Lei, l'umanita' intera. La Vergine si
lascia abbracciare e, reclinando il capo sul Bambino, si abbandona a quella Sua
semplicissima manifestazione di affetto.
Lo sguardo del Bambino è tutto
incentrato sul volto della Madre che, velato di composta tristezza, ci
trasmette la compassione del Figlio per tutti coloro che soffrono. Ella,
invece, si mostra pronta a raccoglierne le suppliche e a intercedere, per lui,
presso il Salvatore. In questa icona, l'amore unisce il divino con l'umano e
questa unione si concretizza nell'estrema vicinanza dei due volti che si
toccano e nelle due aureole che si congiungono.
E' per questo gesto di
tenerissimo affetto che l'icona è identificata come Madonna Eleousa o
"Madonna della Tenerezza". Il piccolo Gesu' ha il volto serio e
indossa una tunica rosso porpora, colore che ne sottolinea la divinita'. Dalle
Sue spalle si dipana un lembo della vesta (hymation) che pende verso il basso a
significare l'effusione della Grazia Divina, da parte del Cristo, su tutta
l'umanità.
Anche la Vergine indossa una tunica rosso-porpora e completa il suo
abbigliamento avvolgendosi in un manto di colore blu scurissimo, bordato d'oro,
che partendo dal capo, le scende sulle spalle e intuitivamente, lungo il corpo.
Ha il volto allungato, il naso lungo ed acuto, la bocca sottile e stretta, il
collo turgido.
Gli occhi, sotto le ciglia arcuate, sono grandi e scuri. Come
per il Bambino, anche le colorazioni usate per la Vergine hanno una simbologia.
La tunica della Madre di Dio, infatti e' rosso-porpora a indicare la Sua
divinita', il blu scuro del manto (maphorion) sottolinea la sua natura umana,
mentre le bordature dorate, stanno ad indicarci la luce sovrannaturale che
avvolge le due figure.
Queste si stagliano su un fondo anch'esso scuro dal
quale si discostano per la leggera, diversa tonalita' di colore, che disegna il
manto della Vergine. Dietro quel fondo fanno capolino due teste di angeli che
reggono il pallium." "(...).
Gli angeli dell'icona molfettese, infatti,
stando alle piu' antiche descrizioni e raffigurazioni, per alcuni reggono un
pallium, per altri ne reggono due distinti, per altri ancora, reggerebbero un
globo, probabile residuo dei pallia, sbiaditi o scrostatisi.
Infine, una
attenzione particolare va riservata alla luce che illumina l'icona e che, nella
composizione pittorica, assume un ruolo fondamentale. Innanzitutto non e' una
luce che scaturisce da una fonte fisica, bensi' da una interiore.
Essa e'
l'essere stesso delle immagini raffigurate e, di conseguenza, ne assume il
carattere ontologico, "Dio e' Luce" e la Sua incarnazione costituisce
la "Luce che viene dal mondo" (Gv 1,9). La luce che illumina le
icone, quindi e' proprio questa energia divina.
Non e' quindi una luce naturale
che proviene da uan fonte esterna e concreta e che deve obbedire ai rigidi
schemi della diffusione della luminosita' nella scena, come accade per l'arte
occidentale, ma una luce che prorompe dall'intima essenza della divinita', che
illumina le immagini "dal di dentro" e si diffonde all'esterno e
dappertutto."
A cura di Sisto Massimiliano.
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