venerdì 31 agosto 2018

Aspettando la festa della Madonna dei Martiri: La festa durante la seconda guerra mondiale.



Da Luce e Vita del 31 agosto del 1940 n. 27
“Al mattino saranno celebrate numerose SS. Messe al Santuario e alle ore 8 terrà basso pontificale S.E. Mons. Achille Salvucci. 

Nel pomeriggio di detto giorno sarà portato in processione per terra il Simulacro della Vergine Santa dal Santuario alla Cattedrale. A S. Domenico, S. E. Mons. Vescovo, col Capitolo Cattedrale attenderà l’arrivo della Vergine. 

Per otto giorni la Vergine SS. Rimarrà in Cattedrale dove ogni sera, alle ore 19, sarà celebrata una funzione con la recita del S. Rosario, il canto delle Litanie a cui seguirà una preghiera per la Patria, per i soldati e la vittoria delle nostre armi. 

Tutto il popolo è invitato ad accorrere numeroso per pregare in questi decisivi momenti la Vergine Santissima dei Martiri. Il giorno ottavo e cioè il 15 settembre, nel pomeriggio, in processione sarà riportata la statua della Vergine al Suo Santuario”


A cura di Sisto Massimiliano.

giovedì 30 agosto 2018

Aspettando la Festa della Madonna dei Martiri: Le edicole votive.



Le edicole sono espressioni di fede maggiori rispetto a quelle private ed intimistiche dei santini. L'edicola storicamente ha avuto una funzione di aggregazione e di espressione della fede della comunità.
 La nascita dell'utilizzo delle edicole votive ha radici antichissime, infatti si sono trovate edicole votive in cimiteri preistorici maltesi, ma anche nella società classica aveva una funzione religiosa-culturale di ingraziarsi il favore degli dei al passaggio dinnanzi alla stessa.
 Infatti il viaggiatore era costretto a fermarsi per richiedere la protezione dell'idolo ivi contenuto. Neppure durante il periodo cristiano la funzione dell'edicola fu disusata. 
Sebbene la chiesa primiceria osteggiò questa forma di fede esterna e solo dopo l'alto medioevo la chiesa tollerò che i fedeli si raccogliessero presso questi piccoli centri di fede. 


Così le edicole divennero espressione di fede popolare tanto da riunire persino un quartiere alla cura e manutenzione dell'edicola oltre che alla organizzazione della festa che connessa ad espressioni di culto proprie del santo o della madonna ivi presenta diventa identità del quartiere il quale si ritrova intorno all'edicola per rinnovare alle volte un voto o scioglierlo. A
d esempio una delle edicole votive create a ricordo di un evento è quella costruita sulla via di Bisceglie a ricordo della protezione materna della Madonna per il salvataggio della città di Molfetta dal terremoto dell'11 maggio del 1560. 

Altre edicole costruite ed intitolate alla Vergine sono quelle situate a Via Manzoni n. 41/43 oppure quella di Via Forno, Via Madonna dei Martiri dove ne esistono due, in Via sant'Orsola nella città vecchia ed infine quella vicina al Duomo sul vecchio Palazzo Vescovile.

A cura di Sisto Massimiliano


mercoledì 29 agosto 2018

Aspettando la Grande Festa: Nascita di un culto.




Il culto della Vergine dei Martiri nasce e si sviluppa attorno all’icona che si venera nella chiesa omonima e che per i bizantini rappresentava la Madonna della Tenerezza. Il suo titolo come Regina dei Martiri gli fu assegnato grazie al fatto della presenza dell’Ospedale dei Crociati. Infatti per la chiesa i pellegrini che tornavano dalla Terra Santa oltre che i crociati che avevano le ultime cure presso la struttura molfettese erano da considerarsi martiri, infatti accanto all’ospedale medesimo esisteva un cimitero dove i resti di questi valorosi riposarono. Il culto della Madonna dei Martiri si è sviluppato sino dal suo arrivo nella città molfettese e le cronache agiografiche enunciano numerosi miracoli di cui ne elenchiamo alcuni:

-          Nel 1471 una nave a seguito della tempesta perse il timone e l’albero maestro oltre che gli strumenti di governo dell’imbarcazione, così il capitano della nave invocò l’intervento salvifico della Regina dei Martiri per salvare se e l’equipaggio della nave, cui aveva obbligato di pregare con lui la Vergine, di dare la metà del carico della nave al suo arrivo qualora si fossero salvati. Detto il voto comparve sulla prua della nave l’immagine della Vergine che condusse miracolosamente all’isola di Corfù la nave. Su di essa inoltre vi era un ebreo malato di lebbra il quale pregò anch’egli la Madonna e la stessa stese il suo manto pietoso sul malato, egli per ringraziamento dell’intervento divino si convertì al cristianesimo.

-          Nel 1485 una nave di corsari saraceni saccheggiò e mise a ferro e fuoco il Santuario della vergine, ma il fuoco inspiegabilmente non fece alcun danno alla icona e ne al luogo santo, intanto i corsari volevano partire ma gli fu impedito da una bonaccia che tutti i marinai attribuirono al gesto sacrilego effettuato per cui resero il maltolto e solo dopo riuscirono a ripartire.

-          Nel 1529 prima del sacco della città il capo delle forze francesi chiese di comunicare col Vescovo il quale arrivò in pompa magna chiedendogli se i cittadini molfettesi avrebbero opposto resistenza ed il Vescovo gli riferì che gli stessi erano ormai rassegnati alla loro sorte, ma mentre proferiva queste parole il generale francese alzò lo sguardo sulle mura cittadine e notò che vi aleggiava un castello con uno stuolo di armati al cui centro vi era l’immagine della Vergine Maria e ai lati i santi Corrado e Nicola. Allorchè il generale sentendosi preso in giro schiaffeggiò il vescovo, egli rimase attonito per il gesto ricevuto chiedendo la motivazione dello stesso e il generale gli indicò da cosa fosse partito il suo comportamento.


-          Nel 1530 la città fu assediata da un esercito francese il quale vide sulle alte mura cittadine l’immagine della Vergine e ciò portò la ritirata degli astanti.

-          Altri miracoli meno eclatanti sono quelli della guarigione degli storpi, dei ciechi, muti e piagati e delle partorienti oltre della liberazione di prigionieri ingiustamente detenuti alcuni casi storicamente avvenuti sono quello di Marinelli Antonio che si trovò fuori dal carcere nottetempo prima della sua esecuzione 1530 o stessa grazia toccò a Fabrizio di Monte nel 1546 solo perche’ si erano affidati al patrocinio della Vergine.

Saverio La Sorsa in uno dei suoi scritti poi, ritiene che come protettore del mare e dei suoi naviganti non vi è nessuno che può equiparare i poteri materni di protezione al pari della Madonna dei Martiri.

A cura di Sisto Massimiliano.
Chiunque voglia pubblicare qualcosa inerente storia e cultura, anche delle città limitrofe, può fare pervenire il suo contributo attraverso l'indirizzo di posta elettronica: molfettascorci@libero.it. Saremmo lieti di pubblicarlo. 

martedì 28 agosto 2018

Aspettando la Grande Festa: I santini votivi.




I santini sono espressioni della pietà popolare e storicamente si fa risalire la nascita del santino intorno al 1400 il cui promotore fu San Bernardino da Siena.
 Egli predicando in Bologna nell'Ottava di Pasqua ordinò che si facesse un rogo con tutti i giochi di carte che i mercanti solevano vendere in detta festività. 
Questi irati si avvicinarono al santo il quale gli ordinò che anzichè vendere quei giochi avrebbero dovuto stampare, simili alle carte un trigramma YHS su bandolo blu ricamato in oro. 

Il santino quindi oltre ad essere espressione di pietà popolare rappresenta il legame del fedele con quel santo o con la Madonna medesima tanto da doverlo portare con se in ogni luogo. 
Per ciò che attiene l'iconografia della Beata Vergine dei Martiri essa nei secoli è stata rappresentata dapprima con la sola icona e poi successivamente con la statua con accanto fiori o con fregi d'oro. 

Ma le stampe del primo novecento la ritraggono con il compatrono della città il quale era invocato con la Madonna dei Martiri per scongiurare periodi di siccità.
A cura di Sisto Massimiliano.

lunedì 27 agosto 2018

Aspettando la festa: I pellegrinaggi, le indulgenze e la nascita del culto della Regina dei Martiri a Molfetta.



I santuari da sempre sono stati luoghi nei quali veniva espresso il culto, ma contemporaneamente anche la funzione di assoluzione dei peccati attraverso l'espiazione riveniente dalla penitenza. All'inizio della storia della chiesa i luoghi ove si potevano espiare i peccati erano pochissimi si pensi a Roma sulla tomba dei santi martiri Pietro e Paolo, a Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro o a Compostela in Galizia sulla tomba dell'Apostolo Giacomo.
 Poi successivamente furono collegati i santuari mariani tra cui i primi furono quello della Verna, e in Assisi a Santa Maria della Porziuncola. Il problema era quello di portare ad espiare i peccati che giornalmente si incorrevano. I peccati nei primi anni della chiesa non erano facilmente eliminabili infatti veniva comminato al penitente peccatore che si accostasse alla sacramento della confessione vere e proprie limitazioni.  Il peccatore doveva pubblicamente fare ammenda e lo si individuava per gli abiti dimessi e per il completo taglio dei capelli e nelle funzioni religiose era posto in disparte. 
Le ammende potevano persino portare a non potersi unire con la propria moglie nei casi piu' gravi. Ovviamente questo imponeva proprio una serie di limitazioni nella vita quotidiana per cui i monaci irlandesi previdero che per eliminare queste limitazioni i penitenti potevano pagare un'ammenda in denaro commisurata alla loro colpa alla quale pero' doveva aggiungersi un pellegrinaggio in un luogo santo. 
Così nacquero in tutto l'alto medioevo i grandi cammini tipo quello di Santiago, quello di Roma, quello di Canterbury o quello in Terra Santa. Lungo queste strade della fede poi, i pellegrini trovavano altri luoghi minori dove dover sostare. Il pellegrino era facilmente riconoscibile perche' indossava un sacco ruvido, un cappello a falde su cui erano posti i simboli del pellegrinaggio e un bastone; inoltre ai pellegrini era data una lettera di via firmata dal Vescovo con la quale il pellegrino era esentato dal pagamento dei dazi per l'ingresso nelle città e poteva lucrare il diritto d'asilo attraverso il quale rivolgendosi alle istituzioni religiose, queste gratuitamente dovevano provvedere a sostentare il pellegrino.


Tra i luoghi di ristoro vi era quello molfettese, punto mediano tra la Basilica di san Michele Arcangelo sul Gargano e quella di Bari di San Nicola da Myra. Infatti proprio per il crescente afflusso di pellegrini che partivano alla volta della Terra Santa, Ruggero il Guiscardo fece edificare un ospizio per i Crociati ed una cappella intitolata a Santa Maria della Pietà facendo ampliare un monastero benedettino che era li ubicato e che probabilmente apparteneva per giurisdizione alla Badia dei Banzi.
 Il culto della Vergine dei Martiri nasce proprio in questo luogo non certo per una volontà astratta e divina ma solo perche'i pellegrini provenienti dalla Terra Santa portavano seco reliquie, e dato che dovevano affrontare non pochi pericoli lungo il cammino alle volte erano ospitati da privati o accolti in ospizi ed ospedali disseminati lungo la via di fede, e una volta ricevute le cure necessarie per riprendere il viaggio molte volte questi regalavano delle reliquie che avevano acquistato in quei luoghi lontani. 
Tali reliquie poi diventavano poi basi per culti e tradizioni di cui ancora noi oggi viviamo i retaggi. Fatto è che il culto della Madonna dei Martiri nasce proprio nel periodo altomedievale, le cronache infatti parlano della comparsa della icona della Vergine dei Martiri nel 1188.


Mentre secondo la tradizione avrebbero trovato l'icona impigliata nella rete dei pescatori, ma malauguratamente sulla via di ritorno trovarono un vascello mussulmano che pretese il quadro come bottino, così i marinai tornarono scorati nella città patria, mentre i mussulmani di ritorno ai loro porti trovarono la morte in mare a causa di una "fiera procella" che distrusse l'imbarcazione degli infedeli. I marinai tornati per la pesca nello stesso tratto di mare ripescarono nuovamente l'icona della Vergine e la portarono dove tutt'oggi e' venerata.

A cura di Sisto Massimiliano.

domenica 26 agosto 2018

Maria Santissima dei Martiri



Per dare una adeguata descrizione alla icona della Madonna dei Martiri faccio riferimento al libro del compianto F. Del Rosso "Regina Martyrum - La Madonna dei Martiri di Vito Fornari": "(...) Per quanto attiene all'icona della Madonna dei Martiri, il Bovio afferma che fu dipinta su una "tavola di cipresso alla maniera greca", altri, ad olio su un supporto ligneo di cedro. 
Misura cm 100 x 66 e ci presenta due soggetti principali che occupano la quasi totalita' della scena: la Vergine Maria e il Divin Bambino che si protendono l'uno verso l'altra per stringersi in un tenerissimo abbraccio. A loro si accompagnano due soggetti marginali: due testine di angeli alati, che compaiono sul fondo. 
Maria è rappresentata a mezzobusto, sorregge con il braccio sinistro il divin Infante e lo stringe a sé, mentre con la mano destra, poggiata sul petto, sembra volerlo "mostrare" e indicarlo come vera via per la salvezza. 
Inclinando il capo, la Vergine tocca con la sua guancia quella del figlio che risponde allargando le braccia per cingere il collo della Madre. La dinamicita' della rappresentazione è tutta incentrata in quell'abbraccio. 


E' Dio che, nelle vesti di un bambino, avvolge la Madre e, con Lei, l'umanita' intera. La Vergine si lascia abbracciare e, reclinando il capo sul Bambino, si abbandona a quella Sua semplicissima manifestazione di affetto. 
Lo sguardo del Bambino è tutto incentrato sul volto della Madre che, velato di composta tristezza, ci trasmette la compassione del Figlio per tutti coloro che soffrono. Ella, invece, si mostra pronta a raccoglierne le suppliche e a intercedere, per lui, presso il Salvatore. In questa icona, l'amore unisce il divino con l'umano e questa unione si concretizza nell'estrema vicinanza dei due volti che si toccano e nelle due aureole che si congiungono.
 E' per questo gesto di tenerissimo affetto che l'icona è identificata come Madonna Eleousa o "Madonna della Tenerezza". Il piccolo Gesu' ha il volto serio e indossa una tunica rosso porpora, colore che ne sottolinea la divinita'. Dalle Sue spalle si dipana un lembo della vesta (hymation) che pende verso il basso a significare l'effusione della Grazia Divina, da parte del Cristo, su tutta l'umanità. 
Anche la Vergine indossa una tunica rosso-porpora e completa il suo abbigliamento avvolgendosi in un manto di colore blu scurissimo, bordato d'oro, che partendo dal capo, le scende sulle spalle e intuitivamente, lungo il corpo. Ha il volto allungato, il naso lungo ed acuto, la bocca sottile e stretta, il collo turgido. 
Gli occhi, sotto le ciglia arcuate, sono grandi e scuri. Come per il Bambino, anche le colorazioni usate per la Vergine hanno una simbologia. La tunica della Madre di Dio, infatti e' rosso-porpora a indicare la Sua divinita', il blu scuro del manto (maphorion) sottolinea la sua natura umana, mentre le bordature dorate, stanno ad indicarci la luce sovrannaturale che avvolge le due figure. 

Queste si stagliano su un fondo anch'esso scuro dal quale si discostano per la leggera, diversa tonalita' di colore, che disegna il manto della Vergine. Dietro quel fondo fanno capolino due teste di angeli che reggono il pallium." "(...).
Gli angeli dell'icona molfettese, infatti, stando alle piu' antiche descrizioni e raffigurazioni, per alcuni reggono un pallium, per altri ne reggono due distinti, per altri ancora, reggerebbero un globo, probabile residuo dei pallia, sbiaditi o scrostatisi.
 Infine, una attenzione particolare va riservata alla luce che illumina l'icona e che, nella composizione pittorica, assume un ruolo fondamentale. Innanzitutto non e' una luce che scaturisce da una fonte fisica, bensi' da una interiore.
 Essa e' l'essere stesso delle immagini raffigurate e, di conseguenza, ne assume il carattere ontologico, "Dio e' Luce" e la Sua incarnazione costituisce la "Luce che viene dal mondo" (Gv 1,9). La luce che illumina le icone, quindi e' proprio questa energia divina. 
Non e' quindi una luce naturale che proviene da uan fonte esterna e concreta e che deve obbedire ai rigidi schemi della diffusione della luminosita' nella scena, come accade per l'arte occidentale, ma una luce che prorompe dall'intima essenza della divinita', che illumina le immagini "dal di dentro" e si diffonde all'esterno e dappertutto."
A cura di Sisto Massimiliano.

sabato 25 agosto 2018

La notte della Taranta.



Prime notizie storiche sulla pizzica risalgono a partire dal XIV secolo quando questo ballo era legato alla cura del veleno dei morsi delle tarantole e degli scorpioni locali, divenendo quasi una pratica terapeutica praticata sino agli anni cinquanta.

Ma si narra che il 20 aprile del 1797 quando, in una visita diplomatica, venne a Taranto Ferdinando IV di Borbone la nobiltà tarantina diedero in suo onore un ballo dove si esibirono nella pizzica.

Invero in tutta la zona pugliese la pizzica è un ballo che ha avuto una certa diffusione conosciuto per lo più ai molti come tarantella, ma il fenomeno della pizzica e del suo retaggio storico lo ritroviamo essenzialmente nei territori pugliesi della Bassa Murgia e nel Salento.

La pizzica per la cura dei morsi delle tarantole ha un ritmo più frenetico rispetto a quello che si ballava nelle feste, e a seconda del partner con ci si esibiva aveva persino ritmi e velocità diverse, infatti oltre che alle ballate tra uomo e donna, la taranta poteva essere coreografata anche tra uomo e uomo ed in questo caso diventava una vera e propria danza competitiva in cui i partecipanti mostravano le proprie doti di agilità e velocità.

Una particolare pizzica taranta è quella che si balla a San Vito dei Normanni, questa è nota come il Ballo di San Vito, sebbene questa non tragga le radici nella cristianità lo si può far risalire a ritmi e danze tribali dei popoli autoctoni salentini.


La particolarità del Ballo di San Vito era quello di far ballare la tarantolata o il tarantolato in acqua in modo frenetico per scacciare gli effetti del veleno di quelli aracnidi; oggi la taranta è ricordata più come danza folkloristica.

Una manifestazione pugliese che si rinnova di anno in anno a Melpignano è quella della Notte della Taranta oggi diventato il più importante festival folk europeo e italiano dove per tutta la notte si susseguono artisti che reinterpretano brani propri o locali coi ritmi proprio della taranta.

A cura di Sisto Massimiliano

venerdì 24 agosto 2018

Cenni storici sulla Sagra di Settembre.



La fiera della Madonna dei Martiri non è tra le sagre paesane più antiche della nostra terra, infatti precedenti alla nostra vi erano quella di Santa Maria dello Sterpeto di Barletta risalente al 1259 e di quella di San Leo di Bitonto ricordata persino nel Decamerone di Boccaccio.
La nostra fiera settembrina come è risaputo risale grazie all’autorizzazione al 24 aprile del 1399 per concessione di re Ladislao d’Angiò-Durazzo. 
Secondo la bolla reale essa poteva svolgersi dall’8 settembre al 15 settembre sia dentro che fuori le mura cittadine. Si svolgeva, quindi, nel centro cittadino ovvero in via Piazza e al di là del fossato e lungo le mura cittadine ed in luoghi vicini. 
Uno di questi era largo Porticella dove aveva luogo la fiera del bestiame. Si commerciavano  ovini, bovini, equini, animali da cortile; di particolare pregio vi era la compravendita di equini di razza Schiavonia o i ciuchini della Dalmazia. 

Inoltre, rispecchiando quella che era la civiltà contadina del tempo, si potevano acquistare carri, aratri, scale, trespoli, arnesi da lavoro, funi e finimenti oltre che oggetti di legno e di metallo, mobilia, giocattoli, stoffe e tele. 
Vi erano inoltre anche bancarelle che vendevano alimenti, come succede oggi, saltimbanchi, cantastorie, giocolieri e zingare. 

L’illuminazione per la festa nella città era costituita da torce e falò che si accendevano per la strada a rischiarare l’aria festosa, queste sostituite dalla seconda metà dell’ottocento da lampanini ad olio e nel novecento dalle luci multicolori elettrici. Ai colpi di cannone a salve poi furono sostituiti i fuochi pirotecnici che facevano da cornice all’area di festa che si respirava.
A cura di Sisto Massimiliano.





giovedì 23 agosto 2018

Maria Santissima dei Martiri: cronaca della festa negli anni 50.



Quest'oggi vi propongo la cronaca della festa che celebriamo l'8 settembre ma tratta da un testo degli anni '50, interessante è scorgere come la nostra devozione sia cambiata col correr via del tempo, non mi resta che augurarvi buona lettura.
"Alle 15 dell’8 settembre si aprono le porte del Santuario ed esce la Sacra Immagine della Madonna dei Martiri che in processione viene portata allo scalo poco distante dal Santuario, qualora il mare sia mosso la processione procede sino al Molo Pennello dove viene collocata sul trono posto su due paranze tratte a sorte qualche domenica prima della festa. 

Verso l’imbrunire poi le associazioni religiose, confraternite, Ordini religiosi, Capitolo Cattedrale, il Vescovo e le autorita’ civili e militari attendono l’arrivo della processione a mare della immagine di Maria con devozione e pietà dinnanzi al popolo raccolto in profondo silenzio. 
Scesa la statua si compone la processione che raggiunge la Cattedrale. La statua è portata dai marinai delle paranze che a piedi nudi incedono tra ali di folla, seguono il Padre Guardiano del convento in stola bianca, i due armatori delle paranze. 

La processione arriva in Cattedrale dove viene intonato il Salve Regina e l’Oremus proprio della Festa così il Vescovo e i capitolari si ritirano e la processione esce nuovamente per girare le principali strade della città per ritirarsi nuovamente in Cattedrale a notte inoltrata dove verrà esposta alla pubblica venerazione dei fedeli che copiosi giungono a renderle omaggio nei giorni successivi. 

Nel pomeriggio del rientro, poi sotto la croce dei Frati Minori la sacra immagine alle 17 pomeridiane viene portata in processione per la via Sant’Angelo, piazzetta Pansini, via Vittorio Emanuele II, Via Sergio Pansini, via Tenente Ragno, strada Madonna dei Martiri. 
La processione sosta di tanto in tanto per far si che la gente renda onore alla loro Signora. La processione si chiude al Santuario con il Te-Deum di ringraziamento."
A cura di Sisto Massimiliano.

mercoledì 22 agosto 2018

1951: La Madonna dei Martiri è incoronata in oro.



Vi ripropongo il carteggio intervenuto dall’allora Vescovo Mons. Achille Salvucci e le varie autorità ecclesiastiche per fare incoronare in oro la Santa Vergine Maria Regina dei Martiri ed elevarla a Patrona della Città e della Diocesi.

Il Vescovo Achille Salvucci il 15 giugno del 1950 scriveva: “ Eminenza Reverendissima, In quest’Anno santo che rimarrà uno delle manifestazioni religiose più grandiose del nostro tempo; a coronamento della solenne peregrinatio Mariae, che si è svolta lo scorso anno, nelle singole parrocchie della Diocesi di Molfetta, col trasporto della venerata ed antica immagine della Madonna dei Martiri e che seguita, in quest’anno, in modo più intimo e penetrante, arrivando agli stabilimenti, laboratori e caseggiati più importanti tra un fervore crescente di pietà e di fede e con frutti spirituali veramente meravigliosi e consolanti per il ritorno a Dio di tante anime; confortato dal voto unanime di questo R.mo Capitolo Cattedrale, del Clero, dei Frati Minori Osservanti, custodi del Santuario della Madonna dei Martiri e di tutti i fedeli Molfettesi, chiedo a cotesto Patriarcale Capitolo Vaticano la grazia di voler incoronare la predetta immagine di Maria Santissima dei Martiri, verso la quale i Molfettesi fin dal secolo XII, hanno nutrito un culto costante e teneramente filiale. L’antica e venerata immagine della Madonna dei Martiri, trasportata dall’Oriente nel 1188, da alcuni Crociati, è un pregevolissimo dipinto su tavola di cipresso, di stile greco-bizantino. La Vergine tiene tra le braccia il Bambino Gesù, che amorevolmente guarda e stringe al seno. Il dipinto è catalogato tra le opere insigni di antichità e belle arti della Regione. Preziosi e autorevolissimi documenti attestano la grande e costante devozione nutrita dai molfettesi e dalle popolazioni delle città vicine per la Santa Immagine. Tra gli altri una lettera apostolica di Papa Inncenzo VIII, già Vescovo di Molfetta, del 1°giugno 1485; l’aggregazione della Chiesa di Maria Santissima dei Martiri alla Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma nel 1755-56, con la partecipazione di tutte le indulgenze e privilegi spirituali della medesima; numerosi atti e attestati degli Eccellentissimi Vescovi, che da allora si sono succeduti nella sede di Molfetta. Da non dimenticare infine la solenne celebrazione annuale dell’8 settembre, che va sotto la denominazione di <feste patronali della Madonna dei Martiri>, grandiosa manifestazione di pietà e di fede verso la Vergine Santissima, a cui accorrono numerosi fedeli anche dalle città vicine. Per tutte queste ragioni, viene contemporaneamente presentata alla S. Congregazione dei Riti la domanda, affinchè la Madonna dei Martiri venga proclamata compatrona principale – insieme a San Corrado – della città di Molfetta. Nella fiducia pertanto che contesto Patriarcale Capitolo Vaticano si degni accogliere benevolmente la mia domanda, ossequio e ringrazio sentitamente, mentre chinato al bacio della sacra Porpora, mi confermo. Dell’E. V. R.ma +ACHILLE SALVUCCI Vescovo.”


Seguiva la richiesta alla Congregazione dei Riti:

“La solenne Peregrinatio Mariae tenuta in tutta la diocesi di Molfetta in quest’anno Giubilare ha grandemente allietato i fedeli: Infatti la vetusta Immagine della Beata Vergine dei martiri, religiosamente venerata nel suo Santuario, affidato ai Frati Minori, visitando tutte le parrocchie e le stesse case ha eccitato sentimenti di pietà e devozione ed i fedeli in gran numero sono accorsi per venerarla. Per cui il Clero ed il popolo fedele, memori dei numerosi benefici ricevuti nei secoli passati dalla Beata Vergine Maria dei Martiri, per propiziarsi in futuro la Materna sua benevolenza, con voto concorde ed unanime hanno acclamata la stessa Vergine Madre di Dio Patrona della città e diocesi di Molfetta. L’Eccellentissimo e R.vo Monsignore Achille Salvucci, Vescovo di Molfetta, umilmente ha notificati questi voti al Santissimo Nostro Pio Papa XII, pregandolo insistentemente, affinchè con la Sua Suprema autorità si degnasse benignamente confermare questa scelta. Questa Sacra Congregazione dei Riti, servendosi delle facoltà concesse dallo stesso Signor Nostro, benignamente assente alle suppliche, e la Beatissima Vergine Maria, comunemente chiamata dei Martiri, costituisce, dichiara e conferma Principale Patrona con san Corrado, della città e della diocesi di Molfetta con tutti i diritti e privilegi liturgici secondo le rubriche”.


Così il Cardinale Tedeschini rispose al nostro Vescovo esprimendole l’assenso:

Federico Tedeschini, Cardinale Prete di S. Romana Chiesa del titolo di S. Maria delle Vittorie, Arciprete della Patriarcale Basilica del Principe degli Apostoli a Roma Prefetto della Sacra Congregazione della Rev. Fabbrica, allo Ecc. e, R.mo Signore Achille Salvucci, Vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, salute nel Signore.

<Avendo ricevuto la lettera con cui chiedevi al nostro Capitolo Vaticano la solenne Incoronazione della Immagine della Madre di Dio, a nome anche di tutta codesta Diocesi, clero e popolo, abbiamo appreso con letizia che esiste nei confini di codesta illustrissima diocesi, fuori delle mura della città di Molfetta, un antichissimo Santuario in cui si venera con tenerissima e speciale devozione un’antica Immagine della Beatissima Vergine, con il Divin Fanciullo abbracciante dolcemente la Divina Madre, dal titolo Madonna dei Martiri, che portata qui fin dall’anno 1188, dai soldati Crociati di Oriente, fu approvata dal Papa Innocenzo VIII con lettere apostoliche e da moltissimi Vescovi di codesta Diocesi e arricchita con la loro autorità di indulgenze. E avendo poi visto che esiste verso questa Immagine della Madre di Dio un grande culto ai cui piedi i fedeli sogliono recarsi o per impetrare favori o per rendere grazie dei favori ricevuti, e avendo saputo che c’e’ un voto ardente da parte tua e dei fedeli di coronare codesta Immagine della Madre di Dio e di aumentare sempre più il suo culto, Noi, che ardiamo dallo zelo di propagare per il mondo la devozione mariana, il giorno 20 del mese di maggio, adunati nell’Aula Capitolare, dopo che abbiamo conosciuto che tutte le cose che si richiedono per la solenne Incoronazione, nelle Immagini Insigni, convengono alla suddetta immagine, abbiamo decretato e stabilito con voto universale che, codesta Immagine della Madonna dei Martiri, possa essere redimita di aurea corona a nome nostro. Godiamo poi di grande gioia che il compimento di questa solenne incoronazione dell’Immagine l’abbia a s’è avocata e si degnerà di compierla il nostro Cardinale Prete Federico Tedeschini>.

 A cura di Sisto Massimiliano.


martedì 21 agosto 2018

Camminando con Don Tonino.


Nuova manifestazione benefica da parte dell'Associazione IdeaMolfetta di Francesco Sancilio, questa volta si tocca con mano la solidarietà e al contempo la volontà del sodalizio di donare un sorriso a tanti emarginati presenti nella nostra chiassosa società.

La piaga della tossicodipendeza e del reinserimento sociale sono stati da sempre una delle battaglie che il Servo di Dio Antonio Bello ha voluto combattere fattivamente durante il suo mandato quale vescovo della nostra diocesi creando la Comunità CASA.

Oggi a distanza da quel lontano 8 dicembre del 1984 tante cose sono cambiate grazie allo sguardo lungimirante del nostro santo vescovo, proprio sul solco del cammino nasce questa nuova esperienza da parte di Fracesco Sancilio.

Infatti con l'ausilio dell'Associazione Imprenditori molfettesi si è pensato di creare una manifestazione podistica a passo libero, nel segno della solidarietà, ma soprattutto legandola a un periodo forte che per noi molfettesi intensamente si vive a settembre la solennità della Madonna dei Martiri.



Infatti idealmente la marcia toccherà due zone sensibili che incarnano quello che è stata il dicastero di Mons. Bello la Basilica Pontificia con il suo passaggio dinnanzi ad essa e la Cattedrale, luogo dove ha retto in modo lungimirante e sprezzante la nostra diocesi.

La marcia sarà lunga circa 7 chilometri toccherà le principali arterie del centro cittadino per poi finire in periferia ovvero nei pressi della Chiesa di Sant'Achille così da abbracciare tutti i quartieri cittadini partendo dalla zona industriale sino a toccare le vie più lontane.



La quota d'iscrizione è di 5.00 Euro e il ricavato servirà a finanziare parte del progetto per la creazione di un parco giochi alle spalle dell'anfiteatro don Tonino Bello nella zona industriale molfettese oltre che ad essere devoluto in beneficenza per la comunità CASA.

Le iscrizioni potranno essere effettuate presso la sede della associazione in Molfetta alla Via Martiri di via Fani, 39 oppure tramite la pagina Facebook Ideamolfetta dell'associazione,  si ringraziano quanti vorranno partecipare.

A cura di Sisto Massimiliano.

Un Papa Santo: San Pio X°.



San Pio X° al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese il 2 giugno del 1835 in provincia di Treviso, fu secondo di dieci figli, di estrazione sociale umile. 
Ricevette una borsa di studio, grazie all’aiuto del Patriarca di Venezia e dopo otto anni fu consacrato sacerdote. 
Nel 1858 divenne cappellano nella parrocchia di Tombolo e nel 1867 fu nominato arciprete di Salzano e canonico della cattedrale di Treviso con incarichi di cancelliere vescovile e direttore del locale seminario. 
Nel 1884 fu elevato a vescovo di Mantova, quindi divenne Patriarca di Venezia, nomina che non gli fu facilmente assegnata infatti, prima della conferma della stessa da parte del Re dovette attendere ben diciotto mesi prima di prendere possesso del Patriarcato veneziano.
 Nel 1893 divenne cardinale, il 4 agosto del 1903, dopo un conclave molto agitato a seguito del veto asburgico sulla nomina del papa in pectore, Rampolla, privilegio che spettava ad alcuni sovrani cattolici molto importanti, il Sacro Conclave ripiegò sul Patriarca di Venezia. 

Fu incoronato Papa col nome di Pio X° il 09 agosto dello stesso anno, molto simpatica è la vicenda legata al ballo del tango, secondo alcuni ecclesiastici della curia romana, esso era un ballo peccaminoso, allora prima di pronunciarsi per la censura il Papa chiese che due ballerini di mostrargli questa “peccaminosa danza” esibendosi dinnanzi a lui.
 Al termine della esibizione il pontefice esclamò: “Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma no vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo” ( a me sembra che sia più bello il ballo della furlana; ma non vedo che grandi peccati vi siano in questo nuovo ballo). 
Dispose per questo la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato, questo episodio ispirò il poeta Trilussa a scrivere la nota poesia "Tango e Furlana".
Nel 1908 Pio X creò il primo Cardinale sudamericano della storia della Chiesa elevando il vescovo Joaquim Arcoverde Cavalcanti, ripristinò l'età minima per la prima comunione, revocata a seguito degli influssi giansenisti nelle gerarchie ecclesiali.

Morì a Roma il 20 agosto del 1914 alle ore 1.15, fu beatificato il 03 giugno del 1951 ed elevato agli onori degli altari il 29 maggio del 1954 da Papa Pio XII°. 
A cura  di Sisto Massimiliano.

lunedì 20 agosto 2018

Inno alla Madonna dei Martiri: commento.


"O fiore di Grazia Gentile, Signora dei Martiri bella, Di mezzo alla fiera procella, Del mar che s'infrange ai tuoi pie', Nei giorni a Te sacri i tuoi figli, Soavi si prostrano a Te"
I nostri padri si rivolgevano alla Regina dei Martiri chiamandola Fiore di Grazia Gentile; la motivazione risiedeva dalle copiose preghiere che le mogli dei marinai, che lasciavano le nostre coste rivolgevano alla Madonna, porgendole fiori e donazioni in oro per ulteriormente rendere bella l'effigie della Vergine. Per questo  i marinai la invocano nella tempesta per sedarla  "fiera procella" e  Maria con il suo potente patrocinio, fiera, blocca i marosi derivanti dalla burrasca, ossia "procella", facendo frangere il mare che stagna e  torna calmo tale da consentire a chiunque prendesse il mare, il ritorno alla casa paterna e alla propria famiglia. Per questo nei giorni Sacri, ossia nei giorni della novena e della festa esterna, i tuoi figli, ovvero tutta la comunità dei credenti, "soavi" e quindi grati per la Tua protezione materna, zelano incessanti preghiere di ringraziamento per i diversi interventi che la Madre del Signore rivolge ai suoi figli molfettesi.

"Dai lidi onde nasce l'aurora, Urgendo una triste bufera, A questa fiorente riviera, Quale ansia d'amor ti menò? Amore di Madre a Molfetta, O Vergine, amor ti porto'..."
 Prima di commentare questo verso e' utile fare una premessa che riguarda l'Inno alla Madonna dei Martiri ossia nella prima strofa si rimarca l'amore figliare e le motivazioni per cui Ella e' stata eletta nostra patrona. Qui invece, si rimarcano le origini del culto, e come, la venerata icona della Madonna sia giunta nella nostra citta'. Infatti si recita "Dai lidi onde nasce l'aurora",  e' chiaro che l'autore parla delle sponde orientali di Terra Santa cui tutte le reliquie furono portate in occidente per evitare la distruzione iconoclasta dei mussulmani, visto che l'impero bizantino era fortemente indebolito. Pertanto dalle sponde orientali da cui erano imbarcate le reliquie della cristianità e dove i pellegrini e i cavalieri crociati combattevano in nome di Cristo, durante la traversata, "una triste bufera" ossia una tempesta (questo rimarca l'arrivo prodigioso secondo la tradizione della icona da parte di pescatori) colpì l'imbarcazione che trasportava la venerata icona tale per cui i marosi distrussero la nave e l'icona approdò "in questa fiorente riviera" sulle nostre ricche coste molto proficue di pesce, pescata in una rete dai pescatori (ecco la tradizione secondo cui furono i pescatori a portare l'icona in salvo). Di qui la domanda: Quale ansia per il tuo amore ti portò, ossia anche la nostra città prima orfana, oggi, grazie alla tua presenza e' ripiena del tuo Amore e per questo la domanda retorica, quale fu l'Amore che condusse qui la venerata Tua immagine? Ovviamente l'amore di Dio, tale per cui con la tua presenza, il tuo potente patrocinio (Amore di Madre) si staglia in tutta la città molfettese. Infine il verso si chiude con un aggancio al verso successivo ossia "O Vergine, amor ti porto'..."

“Amore, o gentil!..chè tuoi figli, Siam noi. Per noi dare alla vita, Sul Golgota, o Madre impietrita, Pervasa d'intenso dolor; Un giorno all'Eterno il tuo Cristo, Offriva il materno cor."
 Prima di commentare codesta strofa e' utile fare la parafrasi della medesima: " Amore, o gentile! O Vergine, l'amore che ti portò nella nostra città perchè siamo noi tuoi figli. Infatti per noi hai dato al mondo secondo il volere del Padre il Cristo, tuo figlio, e per quel si che proferisti all'Arcangelo Gabriele offristi al mondo il tuo materno cuore che fu pervaso di intenso dolore quando sul Golgota accompagnavi tuo Figlio al sacrificio finale della Croce". Quindi commentando il terzo verso dell'inno e' utile sottolineare l'aspetto liturgico spirituale infatti si richiamano i momenti salienti della vita della Madonna nella storia della redenzione ossia: il si all'Arcangelo Gabriele quando recita "Un giorno all'Eterno il tuo Cristo", la profezia di Simeone "Offriva il materno cor"ed infine durante la passione sul Golgota " Sul Golgota, O Madre impietrita". Bene, facciamo un passo indietro e torniamo all'inizio della strofa: l'Amore gentile che tu concedi alla nostra città, grazie alle incessanti preghiere che i devoti ti rivolgono nel tuo Santuario! Viene riconosciuto da noi, tuoi figli, perchè siamo stati affidati dal Cristo sotto la croce alla Tua Materna protezione. Infatti, per noi hai offerto il tuo materno cuore e il frutto dell'amore incondizionato di Dio con quel si difatto concedendo al mondo intero la salvezza. Il tuo Amore e' stato tanto puro che sebbene sotto la croce (Regina dei Martiri Addolorata Maria come si recita nel Settenario alla B. V. Addolorata) hai perso brutalmente il tuo Cristo, con quel si, hai reso possibile la redenzione del mondo e di tutti noi grazie proprio al tuo Amore gentile.

“Perché sui tuoi figli che tanto Ti costano, o Vergine, un giorno Urlando implacabili intorno La morte e lo spasimo, Tu nel tempio a Te caro mostrasti del santo tuo cor la virtù”.
La strofa si chiude con il rapporto discendente che l’amore della Madonna ha nei nostri confronti sino all’ultima ora della nostra vita terrena. Infatti noi, tuoi figli, che tanto costano al tuo cuore per le nostre miserie umane, nella tua funzione di avvocata presso l’Altissimo, ti invocano nel momento della morte e nel dolore, perché sanno fiduciosi, che tu li ascolti nelle preghiere elevate nel “tempio a te caro mostrarsi” per impietosire il Tuo santo cuore pieno di virtù.

“E un giorno ricordati! Intatta, Nell’ampia vampante ruina, L’effigie tua bella, o Divina, miracol di cielo apparì, sgomento alla barbara torma che pallida e franta fuggì. O gloria, e la barbara schiera Fuggente sull’avida nave, Non forse a un tuo cenno, o Soave, Nel placido porto fermò: ponendoti ai piedi il tesoro che al tempio a te sacro predò?”
L’inno continua facendo riferimento a un miracolo avvenuto nel 1485 quando i Turchi misero a ferro e fuoco la Cappella della Madonna, nella quale l’immagine rimase indenne, così i Turchi disorientati e adirati dall’inspiegabile evento, vollero saccheggiare la chiesa dei vasi consacrati al servizio divino, ancora una volta, miracolosamente, la Madonna intervenne, impedendo che l’imbarcazione carica del bottino potesse prendere il largo.

“Signora, i tuoi liberi figli, Ti cantano gloria… incalzanti, Sui padri che dormono, e ansanti, I Franchi ecco irrompono già… Ma schiari tu, o Vergine, i cieli, E salva è la nostra Città.”
Ancora un altro accenno storico di un miracolo avvenuto nel 1530 quando la Madonna apparve al di sopra delle mura disorientando i soldati e mettendoli in fuga nella notte.

“O Madre, in te sperano i figli Piangenti!… a te servon le stelle: Tu accenni e si stan le procelle, Furenti che squassano i pian. Signora dei Martiri, stendi, Su noi la tua provvida man. Ci arridi, o Regina dei Santi, tra mezzo ai mondani perigli! Proteggi il lavoro dei figli, fa sacro dei figli l’amor. Converti in corona di stelle, Il lungo dei figli dolor!”
Ed infine nelle ultime strofe l’invocazione finale alla Madonna in cui i figli in te sperano, piangenti ma sapendo che nella tua divina maestà e potenza che riesce a bloccare i venti più forti e i piani degli uomini più empi, concedi, a noi la protezione materna contro le difficoltà della vita. Così ci aiuti tra i nostri pericoli terreni, proteggendo il lavoro dei tuoi figli attraverso il quale ti si rende onore e per questo converti questa nostra vita ricca di dolori e pericoli al tuo divino cuore.
In ultimo lascio ad ognuno di noi il giusto commento da dare al ritornello tanto caro che di fatto rappresenta la nostra preghiera più intima che alla Madre di Dio possa essere affidata:
"Al supplicante popolo, Sorridi dolce e pia, Volgi lo sguardo, o Vergine a nostr'anime aflitte...Ave Maria!"
A cura di Sisto Massimiliano.