"O fiore di Grazia Gentile, Signora dei Martiri bella,
Di mezzo alla fiera procella, Del mar che s'infrange ai tuoi pie', Nei giorni a
Te sacri i tuoi figli, Soavi si prostrano a Te"
I nostri padri si rivolgevano alla Regina dei Martiri
chiamandola Fiore di Grazia Gentile; la motivazione risiedeva dalle copiose
preghiere che le mogli dei marinai, che lasciavano le nostre coste rivolgevano
alla Madonna, porgendole fiori e donazioni in oro per ulteriormente rendere
bella l'effigie della Vergine. Per questo
i marinai la invocano nella tempesta per sedarla "fiera procella" e Maria con il suo potente patrocinio, fiera,
blocca i marosi derivanti dalla burrasca, ossia "procella", facendo
frangere il mare che stagna e torna
calmo tale da consentire a chiunque prendesse il mare, il ritorno
alla casa paterna e alla propria famiglia. Per questo nei giorni Sacri, ossia
nei giorni della novena e della festa esterna, i tuoi figli, ovvero tutta la
comunità dei credenti, "soavi" e quindi grati per la Tua protezione
materna, zelano incessanti preghiere di ringraziamento per i diversi interventi
che la Madre del Signore rivolge ai suoi figli molfettesi.
"Dai lidi onde nasce l'aurora, Urgendo una triste
bufera, A questa fiorente riviera, Quale ansia d'amor ti menò? Amore di Madre a
Molfetta, O Vergine, amor ti porto'..."
Prima di commentare questo verso e' utile fare una premessa
che riguarda l'Inno alla Madonna dei Martiri ossia nella prima strofa si
rimarca l'amore figliare e le motivazioni per cui Ella e' stata eletta nostra
patrona. Qui invece, si rimarcano le origini del culto, e come, la venerata icona
della Madonna sia giunta nella nostra citta'. Infatti si recita "Dai lidi onde
nasce l'aurora", e' chiaro che
l'autore parla delle sponde orientali di Terra Santa cui tutte le reliquie furono portate in
occidente per evitare la distruzione iconoclasta dei mussulmani, visto che
l'impero bizantino era fortemente indebolito. Pertanto dalle sponde orientali
da cui erano imbarcate le reliquie della cristianità e dove i pellegrini e i cavalieri
crociati combattevano in nome di Cristo, durante la traversata, "una triste
bufera" ossia una tempesta (questo rimarca l'arrivo prodigioso secondo la
tradizione della icona da parte di pescatori) colpì l'imbarcazione che
trasportava la venerata icona tale per cui i marosi distrussero la nave e
l'icona approdò "in questa fiorente riviera" sulle nostre ricche
coste molto proficue di pesce, pescata in una rete dai pescatori (ecco la
tradizione secondo cui furono i pescatori a portare l'icona in salvo). Di qui
la domanda: Quale ansia per il tuo amore ti portò, ossia anche la nostra città
prima orfana, oggi, grazie alla tua presenza e' ripiena del tuo Amore e per
questo la domanda retorica, quale fu l'Amore che condusse qui la venerata Tua immagine?
Ovviamente l'amore di Dio, tale per cui con la tua presenza, il tuo potente
patrocinio (Amore di Madre) si staglia in tutta la città molfettese. Infine il
verso si chiude con un aggancio al verso successivo ossia "O Vergine, amor
ti porto'..."
“Amore, o gentil!..chè tuoi figli, Siam noi. Per noi dare
alla vita, Sul Golgota, o Madre impietrita, Pervasa d'intenso dolor; Un giorno
all'Eterno il tuo Cristo, Offriva il materno cor."
Prima di commentare codesta strofa e' utile fare la
parafrasi della medesima: " Amore, o gentile! O Vergine, l'amore che ti
portò nella nostra città perchè siamo noi tuoi figli. Infatti per noi hai dato
al mondo secondo il volere del Padre il Cristo, tuo figlio, e per quel si che
proferisti all'Arcangelo Gabriele offristi al mondo il tuo materno cuore che fu
pervaso di intenso dolore quando sul Golgota accompagnavi tuo Figlio al
sacrificio finale della Croce". Quindi commentando il terzo verso dell'inno e' utile
sottolineare l'aspetto liturgico spirituale infatti si richiamano i momenti
salienti della vita della Madonna nella storia della redenzione ossia: il si
all'Arcangelo Gabriele quando recita "Un giorno all'Eterno il tuo
Cristo", la profezia di Simeone "Offriva il materno cor"ed
infine durante la passione sul Golgota " Sul Golgota, O Madre impietrita". Bene, facciamo un passo indietro e torniamo all'inizio della
strofa: l'Amore gentile che tu concedi alla nostra città, grazie alle incessanti
preghiere che i devoti ti rivolgono nel tuo Santuario! Viene riconosciuto da noi, tuoi figli, perchè siamo stati affidati dal Cristo sotto la croce alla Tua Materna protezione. Infatti, per noi hai offerto il tuo
materno cuore e il frutto dell'amore incondizionato di Dio con quel si difatto concedendo al mondo
intero la salvezza. Il tuo Amore e' stato tanto puro che
sebbene sotto la croce (Regina dei Martiri Addolorata Maria come si recita nel
Settenario alla B. V. Addolorata) hai perso brutalmente il tuo Cristo, con quel
si, hai reso possibile la redenzione del mondo e di tutti noi grazie proprio al tuo
Amore gentile.
“Perché sui tuoi figli che tanto Ti costano, o Vergine, un
giorno Urlando implacabili intorno La morte e lo spasimo, Tu nel tempio a Te
caro mostrasti del santo tuo cor la virtù”.
La strofa si chiude con il rapporto discendente che l’amore
della Madonna ha nei nostri confronti sino all’ultima ora della nostra vita
terrena. Infatti noi, tuoi figli, che tanto costano al tuo cuore per le nostre
miserie umane, nella tua funzione di avvocata presso l’Altissimo, ti invocano
nel momento della morte e nel dolore, perché sanno fiduciosi, che tu li ascolti
nelle preghiere elevate nel “tempio a te caro mostrarsi” per impietosire il Tuo
santo cuore pieno di virtù.
“E un giorno ricordati! Intatta, Nell’ampia vampante ruina,
L’effigie tua bella, o Divina, miracol di cielo apparì, sgomento alla barbara
torma che pallida e franta fuggì. O gloria, e la barbara schiera Fuggente
sull’avida nave, Non forse a un tuo cenno, o Soave, Nel placido porto fermò:
ponendoti ai piedi il tesoro che al tempio a te sacro predò?”
L’inno continua facendo riferimento a un miracolo avvenuto
nel 1485 quando i Turchi misero a ferro e fuoco la Cappella della Madonna,
nella quale l’immagine rimase indenne, così i Turchi disorientati e adirati
dall’inspiegabile evento, vollero saccheggiare la chiesa dei vasi consacrati al
servizio divino, ancora una volta, miracolosamente, la Madonna intervenne,
impedendo che l’imbarcazione carica del bottino potesse prendere il largo.
“Signora, i tuoi liberi figli, Ti cantano gloria…
incalzanti, Sui padri che dormono, e ansanti, I Franchi ecco irrompono già… Ma
schiari tu, o Vergine, i cieli, E salva è la nostra Città.”
Ancora un altro accenno storico di un miracolo avvenuto nel
1530 quando la Madonna apparve al di sopra delle mura disorientando i soldati e
mettendoli in fuga nella notte.
“O Madre, in te sperano i figli Piangenti!… a te servon le
stelle: Tu accenni e si stan le procelle, Furenti che squassano i pian. Signora
dei Martiri, stendi, Su noi la tua provvida man. Ci arridi, o Regina dei Santi,
tra mezzo ai mondani perigli! Proteggi il lavoro dei figli, fa sacro dei figli
l’amor. Converti in corona di stelle, Il lungo dei figli dolor!”
Ed infine nelle ultime strofe l’invocazione finale alla
Madonna in cui i figli in te sperano, piangenti ma sapendo che nella tua divina
maestà e potenza che riesce a bloccare i venti più forti e i piani degli uomini più empi, concedi, a noi la protezione materna contro le difficoltà della vita. Così ci aiuti tra
i nostri pericoli terreni, proteggendo il lavoro dei tuoi figli attraverso il
quale ti si rende onore e per questo converti questa nostra vita ricca di dolori e pericoli al tuo divino cuore.
In ultimo lascio ad ognuno di noi il giusto commento da dare al ritornello tanto caro che di fatto rappresenta la nostra preghiera più intima che alla Madre di Dio possa essere affidata:
"Al supplicante popolo, Sorridi dolce e pia, Volgi lo sguardo, o Vergine a nostr'anime aflitte...Ave Maria!"
A cura di Sisto Massimiliano.