lunedì 23 luglio 2018

Noi quelli del Park Club.


 Tra i ricordi delle estati molfettesi andate vi è uno ricorrente specie per chi come lo scrivente negli anni novanta era adolescente e sono i ricordi delle estati passate al Park Club.


Il Park Club ha rappresentato per noi giovani adolescenti quello che era il primo luogo protetto dove i nostri genitori sapevano dove i loro figli passavano il tempo estivo, all’epoca non esisteva il cellulare o meglio esisteva ma era quanto una cabina telefonica.

Il tempo estivo era scandito subito dopo la scuola con l’apertura della stagione balneare, delle tintarelle o degli ozi sotto il sole o anche il luogo dove potevi divertirti con poco o con tanto, tutto questo era il Park Club.


Ricordo che la spiaggia gremitissima era sempre affollata e si faceva a gara per mettere l’asciugamano sul pianale di cemento sporgente rispetto alla pensilina dove c’era anch’esso un gradone di cemento ma all’ombra e dove mi piaceva stare seduto.

All’epoca mi viene in mente, alla radio davano la canzone del momento che era quella di Marina Rei “Primavera” e Jovanotti “Bella” e ricordo che stavamo con gli asciugamani in spiaggia a cantarle.

Poi alle spalle della zona spiaggia c’era la parte dove tenevano i surf e ancora dell’erbetta dove si mettevano altre persone a prendere il sole. 


Lì era un luogo di incontro e di unione delle comitive, di grandi comitive che d’inverno poi si ritrovavano al Banco di Roma o al Calvario dove c’era la gelateria Slurp.

La mia comitiva era quella più grande, in quella estate mitica del 1996 mentre Corona cantava come remix la mitica canzone “The ritmic of the night” e Chase “Obsession”e si avvicinava il momento dei sabato sera in cui lì si radunava tutta la gente che contava.


Infatti le associazioni culturali avevano tavoli dove sotto il grande capannone bianco si ritrovavano coi loro iscritti a giocare a burraco il venerdì sera, e ancora la terrazza al cui centro vi era il bar che era il centro in cui si svolgeva l’attività ludica al di sotto degli alberi e degli ombrelloni che erano lì posti.

Lo sport, le serate in pizzeria perché quello potevamo permetterci noi ragazzini, i sabato danzanti nelle mitiche feste, i primi amori, le prime delusioni, le grandi passeggiate lungo il perimetro delle cabine tutto c’era in quel lido e nei miei ricordi è rimasto scolpito tutto questo.


L’evento principale era quello della vigilia di ferragosto in cui tutti, ma proprio tutti tesserati e non convergevano, e raccoglieva tutte le età e si faceva festa sino all’alba, c’era tutta la città.

Oggi di quello splendido lido non resta che un cumulo di immobili da restaurare che non torneranno più al fasto dei quegli anni.

A cura di Massimiliano Sisto.

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