Sino a tutta la prima parte del novecento, le campane hanno
segnato quella che era la vita quotidiana dei cittadini.
Infatti tutto era
annunciato da esse e dai loro rintocchi, ed alle volte esistevano campane che
erano suonate solo ed esclusivamente in determinate occasioni.
Immaginate la
vita cittadina segnata dal tempo e dal suono delle stesse nel silenzio poco
assordante della tecnologia.
Oggi il suono delle campane viene confuso con
altri rumori che dalle nostre città sono diventate tipiche, ma prima no, anzi
erano esse a rompere il silenzio della quotidianità.
Le ore erano così
scandite:
-
“mèttetàine” che suonava alle ore 4 del mattino
dando inizio alla dura vita nei campi degli agricoltori;
-
“chémbéniedde” che segnava le 5 antimeridiane;
-
“la merénne” ovvero la colazione dei lavoratori
che si faceva alle 8 o alle 9 di mattina;
-
“Criste” che rintoccava alle 11 mattutine;
-
“mézzadàie” ovvero le 12 che segnava l’ora del
pasto e il termine dei lavori mattutini;
-
“Cappeccenédde” che rintoccava dopo mangiato e
che comunque precedeva il vespro, ed era la tipica campana della Chiesa dei
Cappuccini che rintoccava questo particolare momento della giornata, ciò
avveniva tra le 14 e le 16 a seconda delle stagioni;
-
“vréspe” che era intonata tra le 15 o le 17 a seconda
delle stagioni;
-
“Avémméraie” rintocca ancora oggi prima di sera;
-
“n’òere de notte” avveniva dopo l’Avemmaria e
con questa si chiudeva definitivamente la giornata cittadina;
-
“do òere de notte” decretava il momento del
riposo notturno.
Ancora le campane erano usate per indicare la morte di
qualche notabile, di un parto pericoloso, per indicare la direzione del porto
in caso di nebbia, per una festa religiosa o anche per l’inizio della santa
messa.
Voci e suoni ormai totalmente dimenticati dal tempo.
a cura di Sisto Massimiliano.
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