Le brevi notizie storiche che li riguardano risultano dai
“Martirologi” e “Sinassari” antichi testi liturgici che riportano il resoconto
della vita dei Santi e dei Martiri dei secoli antichi.
Il principale biografo
dei Santi Cosma e Damiano fu il dotto Vescovo Teodoretto, che resse dall’anno
440 al 458 la città episcopale di Ciro, importante centro della Siria.
Qui fu
eretta a questi due santi la prima chiesa votiva. I santi Cosma e Damiano,
orginari dell’Arabia, erano fratelli. Secondo certe fonti, non ritenute
storicamente attendibili, erano gemelli.
Nacquero nella seconda metà del III secolo
da genitori cristiani. A impartire loro la prima educazione alla fede dovette
incaricarsi la madre, di nome Toedota, poiché il padre morì presto, durante la
persecuzione della Cilicia.
Dalla città natale per ragioni di studio furono
inviati in Siria, dove appresero le scienze, specializzandosi in medicina. Si
distinguevano per la solerte e benefica operosità verso i malati, con
predilizione per i più poveri e gli abbandonati.
La tradizione riferisce anche
che curavano i malati senza mai chiedere una retribuzione. Ciò valse loro
l’appellativo di “Santi Anargiri”, con cui passarono alla storia. La loro fama
di uomini coraggiosi, di insigni benefattori, si sparse rapidamente in tutta la
regione. L’attività di questi santi non si ridusse alla sola cura dei corpi.
Nel loro esercizio professionale miravano anche al bene delle anime con
l’esempio e la parola. Riuscirono a convertire al cristianesimo molti pagani. I
santi Cosma e Damiano si imposero risolutamente una scelta di vita
controcorrente rispetto al paganesimo imperante. Nell’Impero Romano,
particolarmente nelle regioni orientali dove il cristianesimo si era propagato
con più successo tra il 286 e il 305 d.c. sotto l’impero di Massimiano e di
Diocleziano scoppiarono le persecuzioni.
Le maggiori repressioni avvenivano
nell’esercito, principalmente a causa del rifiuto da parte dei cristiani della
milizia, oltre che delle cerimonie pagane e del culto dell’imperatore. In
esecuzione dell’editto del 23 febbraio 303, i Santi Medici furono arrestati con
l’accusa di perturbare l’ordine pubblico e di professare una fede religiosa
vietata. Il loro processo si svolse al cospetto di Lisia, prefetto romano
competente per il territorio della Cilicia.
Minacciati da torture e di condanna
alla pena capitale, si tentò in tutte le maniere di farli apostatare. I santi
invece, risposero così ai loro persecutori: “Noi adoriamo solo il vero Dio e
seguiamo il nostro unico Maestro Gesù Cristo”.
Questa eroica resistenza servì
di incoraggiamento per gli altri cristiani più titubanti e pavidi, anch’essi
sottoposti al grave dilemma: abiurare, per aver salva la vita; o perseverare
nella professione della fede e patire carcere, torture e morte seguendo Cristo
sulla via della Croce.
Dopo l’arresto e il processo i santi furono sottoposti a
una serie di crudeli torture, nella vana speranza di farli recedere dal loro
fermo proposito. Come primo castigo fu inflitta loro la fustigazione.
Poiché i
carnefici non ottennero di farli apostatare, legati mani e piedi furono gettati
in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo, per
facilitarne lo sprofondamento. Miracolosamente i legacci si sciolsero e i santi
fratelli riaffiorarono in superficie sani e salvi, accolti a riva da uno stuolo
di fedeli festanti, ringraziando Dio per lo straordinario evento.
Nuovamente
arrestati, subirono altre dolorosissime prove. Condotti davanti a una fornace
ardente, furono immersi nel fuoco legati con robuste catene. Le fiamme però non
consumarono quelle membra sante, che uscirono ancora una volta indenni e fu
tale il timore dei soldati che li avevano in custodia, da costringerli a
fuggire precipitosamente.
Il libro del “Martirologio” che ispira al citato
Teodoreto ci informa che i santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte.
Passarono infatti per le prove dell’annegamento, della fornace ardente, della
lapidazione, della flagellazione per finire i loro giorni col martirio
nell’anno 303 attraverso decapitazione.
A cura di Massimiliano Sisto.
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