Quando morì, il 23
settembre 1968, a 81 anni, le stimmate scomparvero dal suo corpo e, davanti alle
circa centomila persone venute da ogni dove ai suoi funerali ha inizio quel
processo di santificazione che ben prima che la Chiesa lo elevasse alla gloria
degli altari lo colloca nella devozione dei fedeli di tutto il mondo come uno
dei santi più amati del secolo scorso.
Francesco Forgione era nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. I suoi genitori, Grazio e Giuseppa,
erano poveri contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni
sera in casa tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e
nella Madonna.
Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro
santo: fin da bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva
demoni e angeli, ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne
faceva parola con nessuno. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento
e da francescano cappuccino prendendo il nome di fra Pio da Pietrelcina.
Diventa
sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910, vuole partire missionario per
terre lontane, ma Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e
resi amari dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo
rimandano più volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più
congeniale. Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni.
I medici gli danno
poco da vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le
terribili vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasceranno mai in
pace, il povero frate è torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a
San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle
Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e
apostolo del confessionale.
Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal
Gargano e da altre parti dell’Italia, cominciano ad accorrere al suo
confessionale, dove egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per
lavare i peccati e ricondurre le anime a Dio. È il suo ministero, che attinge
la propria forza nella preghiera e nell’altare, e che realizza non
senza grandi sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino
riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e
sanguinanti per ben cinquant’anni. Padre Pio viene visitato da un gran numero
di medici, subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a
infamanti ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio
dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche
sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose potendo essere reintegrato così reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso
alla porta un cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la
ragione della mia speranza”. Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio,
il segreto della sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo
della Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello
nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature
modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel
mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della
preghiera la tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede
avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse
attualmente nel mondo, con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra.
Con la “Casa Sollievo della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità
spirituale, il segno di una vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata
da una devozione ardente alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua
lotta quotidiana contro demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due
volte la Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959. In
quest’ultimo caso i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo
l’arrivo della Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto
1959, Padre Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi
devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli
fu domandato una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il
frate di Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli
splendori eterni”. Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario
e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà, la pazienza,
il silenzio, la purezza, la carità. “Vorrei avere una voce così forte - diceva
- per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in
mano. Lo recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne.
“Questa preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della
nostra speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della
sua vita, fu: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il
Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono
scritti molti fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e
tantissimi libri; si conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie
a lui dedicate soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”,
aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia.
Quella di Padre Pio è
veramente una “clientela” mondiale. Perché tanta devozione per questo san
Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così: “Se
tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a
Francesco d’Assisi - è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con
tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma
solo la santità. Che è poi come dire l’amore”.
Nella notta tra il 22 e il 23 settembre del 1968 nella cella n. 1 del Convento di Monte Gargano dei frati Cappuccini del Santuario di Santa Maria delle Grazie spirò il reverendo Padre Pio lasciando i suoi figli orfani.
A cura di Sisto Massimiliano.
Nessun commento:
Posta un commento