Il Volto Santo, si trova nella
Basilica del Volto Santo a Manoppello in provincia di Perugia (PE), si tratta
di un velo tenue che ritrae l'immagine di un volto, un viso maschile con i
capelli lunghi e la barba divisa a bande, dalla tradizione ritenuto essere quello di
Cristo.
I fili orizzontali del telo sono ondeggianti e di semplice struttura;
l'ordito e la trama, visibili ad occhio nudo, si intrecciano a formare una
normale tessitura.
Le misure del panno sono 0,17 x 0,24 m. La reliquia giunse a
Manoppello nel 1506, esso da sempre è stato considerato il sudario della
Veronica su cui venne impressa lungo la Via Dolorosa il volto del Cristo.
Nel Vangelo
di Luca si fa un riferimento indiretto quando si parla delle pie donne che
accompagnavano Gesù, si battevano il petto, e tra queste vi era, secondo la
tradizione, la Veronica. La figura della Veronica è presente nei Vangeli apocrifi e più direttamente negli Atti di Pilato
al capitolo 7.
Ella secondo la tradizione sarebbe la emoroissa che avrebbe
toccato il lembo delle vesti di Gesù tra la folla e questi sentendosi tirare,
la guardò negli occhi rimettendole i suoi peccati e al contempo guarendola
dalla sua malattia.
Tornando al Sacro Volto, l’arrivo nel paese di Manoppello fu dovuto essenzialmente “al furto” del Velo
della Veronica custodito nella preesistente Basilica Vaticana in Roma dove fu
rubata contestualmente al progetto della costruzione della nuova.
Infatti i
Papi per finanziare la sua costruzione vendettero parte delle reliquie e
oggetti sacri oltre a lucrare sulle indulgenze, cosa che fece tra l’altro
indignare Lutero portando poi alla Riforma Protestante.
Qui ininterrottamente
comunque si venera questa straordinaria reliquia che da molti, anche dai più scettici
è ritenuta autentica ed inoltre è stato stabilito che l'immagine, secondo una
tradizione, sarebbe "acheropita" cioè "non disegnata o dipinta
da mano umana" ed ha una caratteristica particolare: è ben visibile da
ambedue le parti.
Tanto che la scienza, secondo illustri docenti
universitari tra cui il professor Donato Vittore dell'Università di Bari,
che ha eseguito nel 1997 un esame con i raggi ultravioletti, risulta che le fibre del Velo non presentano nessun tipo di colore, il che
collima con le osservazioni microscopiche (le quali affermano che questa
reliquia non è né dipinta né tessuta con fibre colorate).
Con elaborate
tecniche fotografiche di ingrandimento digitale è possibile constatare come
l'immagine sia identica in entrambi i lati del velo. Altre analisi, però, hanno
dato risultati diversi.
Il professor Giulio Fanti, dell'Università di Padova,
che ha studiato il velo nel 2001, ha rivelato che «al microscopio ottico
appaiono sostanze di apporto colorate in vari particolari anatomici».
Fanti
resta però incline a credere che l'immagine sia comunque acheropita. Inoltre il
sacerdote Enrico Sammarco e suor Blandina Paschalis Schlömer hanno effettuato
alcune indagini sul telo dalle quali emergerebbe che le dimensioni del volto
presente sulla Sindone di Torino sono le stesse del Volto Santo di Manoppello.
Risulterebbe inoltre che il volto della Sindone di Torino e quello che appare
nel Velo di Manoppello sono sovrapponibili, con l'unica differenza che nella
reliquia di Manoppello la bocca e gli occhi sono aperti.
A cura di Sisto Massimiliano.
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