domenica 9 settembre 2018

La disfida di Barletta.



L’11 novembre del 1500 i re Luigi XII° di Francia e Ferdinando II°di Aragona firmarono un trattato attraverso il quale si spartivano il regno di Napoli governato dal re Federico I° di Napoli: il trattato di Granada.

Il problema principale del trattato e della sua applicazione era quello interpretativo in merito alla parte amministrativa del regno, infatti una volta cacciato il re Federico, non persero tempo a iniziare le ostilità già 2 anni dopo la firma del trattato.

Infatti, i gli eserciti reali spagnoli e francese guidati rispettivamente da Consalvo di Cordova e da Louis d’Armagnac si contesero in Puglia diverse vittorie ma senza riuscire ad arrivare ad una effettiva e decisiva.


Molte volte, per evitare lo spargimento di sangue le battaglie venivano risolte attraverso le regole cavalleresche e per lo più con delle sfide che decretavano per il vincitore la presa di questo o quel territorio.

La forza francese era nettamente superiore a quella spagnola tanto che restarono sotto la giurisdizione spagnole solo alcune contee e ducati di Puglia e Calabria.

In Puglia gli spagnoli si attestarono in Barletta, allora importante snodo commerciale, mentre a Ruvo di Puglia i francesi. Nel 1503 i francesi si erano spinti a Canosa di Puglia quindi lambendo i territori spagnoli, da qui una nuova battaglia che vide sconfitti i francesi.


Guidava l’armata spagnola Diego di Magonza mentre fu preso in ostaggio con molti uomini il comandante francese Charles de Torgues ovvero meglio noto come Monsieur Guy de la Motte.

Il 15 gennaio del 1503 attendendo il momento dello scambio dei prigionieri, i comandanti sconfitti furono invitati da Consalvo de Cordova a un banchetto da tenersi nella attuale Cantina della Sfida, qui Monsieur de la Motte sfidò gli spagnoli a una sfida adducendo che i cavalieri italiani utilizzati nelle varie battaglie non avevano grande preparazione, gli spagnoli diniegarono tale circostanza accettando la sfida.

Così de la Motte chiese che si sarebbero sfidati dieci campioni, poi saliti a tredici, il giorno del 13 febbraio vicino Andria e Corato in località oggi chiamata Canne della Battaglia. Furono quindi definiti con precisione ogni dettaglio della battaglia dai riscatti ai premi.


Comandava per gli spagnoli, il campione italiano Ettore Fieramosca mentre per quelli francesi Monsieur de la Motte; la cronaca del giorno della battaglia iniziò con una messa augurale per gli spagnoli rappresentati dai cavalieri italiani nella Cattedrale di Trani mentre per i francesi nella Chiesa di San Rocco a Ruvo di Puglia.

All’alba del giorno stabilito arrivarono per primi sul campo di battaglia gli italiani i quali attesero l’arrivo dei francesi, una volta entrati nel campo, le squadre si disposero, il testimone della battaglia fu tra gli altri il Vescovo Paolo Giovio il quale riporta che mentre i campioni italiani non si mossero, quelli francesi partirono alla carica, ma con uno stratagemma gli italiani, si portarono ai lembi del campo di battaglia dove fecero uscire alcuni cavalieri nemici dal perimetro designato per la battaglia.

Intanto due italiani furono disarcionati dai cavalieri francesi ma rialzatisi iniziarono a ferire i cavalli degli avversari per far sì che la loro superiorità venisse meno, così lo scontro continuò con spade e scuri sino a che i campioni d’oltralpe vennero catturati e\o feriti: gli italiani vinsero.

A cura di Sisto Massimiliano.












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