Il Sacro Catino è il piatto dove Gesù consumò l’ultima cena
e secondo alcuni esso è da considerarsi il vero Santo Graal.
Nei Vangeli la
cronaca dell’ultima cena è
parallelamente simile, San Matteo (Matteo 26,20-30) “Quando fu sera, si mise a
tavola con i dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità vi dico: Uno di voi
mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono a dirgli uno dopo
l'altro: «Sono forse io, Signore?» Ma egli rispose: «Colui che ha messo con me
la mano nel piatto, quello mi tradirà. Certo, il Figlio dell'uomo se ne va,
come è scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è
tradito! Meglio sarebbe per quell'uomo se non fosse mai nato». E Giuda, il
traditore, prese a dire: «Sono forse io, Rabbì?» E Gesù a lui: «Lo hai detto».
Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo
spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il
mio corpo». Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo:
«Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è
sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi dico che da ora in poi non
berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con
voi nel regno del Padre mio».”
Il Sacro catino raggiunse Genova dove ancora
oggi è custodito nel Tesoro della Basilica di San Lorenzo sino dal termine
della Prima Crociata portato in occidente ad opera di Guglielmo Embriaco.
Il catino è un vaso
esagonale di materiale trasparente verde brillante. Nel tempo in cui venne
portato a Genova si credette che fosse di smeraldo.
Il Sacro Catino finì in
frantumi durante la sua permanenza in Francia e fu oggetto di vari restauri: il
primo nel 1908, nel 1951, e infine nel 2017.
Lo studio dell'oggetto realizzato
durante il periodo di presenza in Francia da parte dell'Académie des sciences
dell'Institut de France stabilì che si trattava di cristallo bizantino e non di
smeraldo.
Gli studi seguenti avrebbero postdatato l'opera ritenendola un
manufatto islamico del IX-X secolo.
A cura di Sisto Massimiliano
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