Sabato santo 5 aprile 1947. Ultimo
anno in cui sfilò per le strade della nostra città l'amata e ormai consunta
immagine di San Pietro.
Essa era stata ricavata da una precedente immagine di
un san Giuseppe ed era particolarmente cara ai molfettesi sia perchè aveva una
incipiente calvizie e sia perchè apriva la processione con la sua iconografia
del gallo muto.
La prima di queste due particolarità rendeva cara l'immagine
sopratutto ai bambini perchè durante il percorso scimmiottavano la sua espressione un po' attonita per il canto di
quel gallo che gli ricordò le parole di Gesù che gli aveva predetto qualche ora
prima che il gallo non avesse cantato prima di rinnegarlo per tre volte.
Infatti ai bambini, specie quelli che seguivano la processione notturna, il caro
San Pietro era per loro quasi come se fosse una icona per la malattia che molti
di loro l'affliggeva: la tigna.
Proprio per questo era vezzeggiato da codesti
bambini festanti.
Mentre per la seconda particolarità del fatto che apriva la
processione è importante perchè segnava il momento in cui presso lo stradone di
via Roma, all'epoca esistevano varie taverne ed una di queste era
contrassegnata con una T maiuscola posta sulla insegna.
Qui la processione si
fermava al passaggio di ogni statua perchè era la prima e quindi quella più
anelata da tutti in quanto il languore per le ore di processione già trascorse
si faceva sentire e comune a tutti era la voglia di mangiare il tradizionale
pizzarello.
Immaginate che le cronache ci dicono che via roma non era neanche
lastricata e quindi la processione passava su di una strada sterrata quasi.
Inoltre quella zona era una zona popolare abitata essenzialmente da contadini
ed allevatori, e proprio in quelle case ognuno aveva il pollaio o anche il
cavallo (infatti lo si puo' notare, che in quei palazzi esistono grandi
camerette all'interno dei portoni, proprio per ospitare tali animali da
cortile) quindi essendo quasi l'alba quando la processione arrivava in quella
strada andava da se che i galli lì presenti facessero da cornice e dessero voce
a quel gallo muto vicino alla statua di san Pietro sia perchè venivano
svegliati dal suono della grancassa sia perchè era l'ora in cui normalmente
annunciavano il nuovo giorno e per questo che per molti molfettesi l'anno dopo
non accettarono di buon grado che il nuovo San Pietro rimpiazzasse quello
vecchio.
Tratto dal libro
"Diario per la Confraternita della Morte"scritto da Orazio Panunzio
A cura di Sisto Massimiliano
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