Sabato Santo 19 aprile 1924. Era passata la mezzanotte che la processione era gia' uscita e stava iniziando a salire la via Sant'Angelo quando inizio' dopo un lungo tuono a diluviare, vi fu il fuggi fuggi generale e le immagini sacre dovettero trovare posto nei vari portoni lungo la strada.
Qui la nuova statua di Maria Cleofe entro' in un portoncino vicino a palazzo Gadaleta da dove all'udire quella visita inaspettata iniziarono ad uscire tutti i condomini.
Gente umile, modesta. Infatti dopo aver chiesto il permesso di poter restare iniziarono a recitare il Rosario e prima del termine delle litanie ecco sopraggiungere Giulio Cozzoli.
Egli come suo solito seguiva le processioni, ma quella di quell'anno per lui era speciale perche' sostitui' la precedente immagine della Cleofe con una nuova a causa del fatto che la prima risultava essere piu' alta delle altre.
Ecco lui con dovizia dopo aver salutato gli astanti inizio' ad accarezzare, pulire ed asciugare la statua proprio per evitare che si deteriorasse. Intanto scesero due belle signore che attirarono l'attenzione dell'artista e che quasi in atteggiamento di sfida restarono di fronte al simulacro.
Erano belle. Intanto che il Cozzoli asciugava la scultura si sente rombare la grancassa che richiamava a raccolta i confratelli in quanto la pioggia era terminata, quindi si riprese la processione e la stessa Cleofe fu portata al di fuori del portone prontamente, e l'artista giratosi per salutare le visitatrici vide che erano svanite come quel momento passato in contemplazione della sua creazione tanto che sussurro' che le "Cose belle durano attimi".
Tratto e riletto da "Diario per l'Arciconfraternita della Morte" di Orazio Panunzio.
A cura di Sisto Massimiliano
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