sabato 1 dicembre 2018

"La fontana del Villaggio": La Chiéseie noeve. Le cisterne presenti nel territorio parrocchiale.



Le cisterne presenti nel primo ed originario territorio parrocchiale erano 3:
1.       Cisterna del Convento di San Domenico in Soriano;
2.       Cisterna in Piazza Immacolata;
3.       Cisterna in Largo Paradiso.
L'imboccatura della cisterna presente in piazza Immacolata

La prima delle tre è di fatto la più antica infatti era in uso sino dal XV secolo dalla Università cittadina ed insisteva nei fondi di proprietà Petrello Colletta e Antonio Gadaleta in rispondenza della località Pozzo dei Cani. Il primo costituì, poi un diritto di beneficio sulla parte della sua vigna che assegnò ai Nesta, e le fonti catastali indicano che fu goduto da tale casata cittadina sino al XVIII secolo, come compare nell’Apprezzo del 1751. Nel 1737 tale piscina risultava in disuso e la metà del fondo di proprietà dei Gadaleta venne ceduto per donazione al Convento dei Padri Domenicani. Nel 1835 poi su questo fondo acquistato dal Sergio Poli costruttore, questi vi costruì la sua abitazione occupando la piscina comune e per questo fu querelato e dovette abbattere la parte che insisteva su di essa. Nel 1876 si attuarono lavori di adeguamento affidandoli all’arch. Corrado de Judicibus il quale elaborò il progetto che prevedeva l’incanalamento delle acque meteoriche di prima pioggia rivenienti dalle gronde del tetto della chiesa domenicana attraverso un sistema di tubi di zinco lunghi circa 24.63 m questo nella parte settentrionale mentre nella parte meridionale il sistema di tubi previsto era lungo circa 32.70 m. Si precisa che nel tempio erano presenti anche le nevaie, come attesta già un atto del 5/7/1638, che nel progetto del de Judicibus divennero parte del sistema di raccolta delle acque meteoriche ivi insistenti considerandole come piscine.
Particolare della cisterna

La seconda Cisterna presente nel territorio parrocchiale era quella di Piazza Immacolata. La costruzione della Piazza avvenne sul progetto detratto a seguito del piano regolatore del 1876. Sicuramente la cisterna ivi costruita fu una delle ultime, se non proprio l’ultima e  questa venne realizzata a ridosso del fondo di Cappeluti Mauro Sergio dove poi verrà costruita la chiesa. Il progetto della costruzione della cisterna venne sviluppato già nel 1866 dall’Ing. Pantaleo Poli ma non fu portato a termine perché i fondi vennero dirottati per terminare la costruzione della Cisterna in Largo Paradiso. L’opera prevedeva uno scavo a punta di picone, data la vicinanza all’abitato non potevano essere usate cariche di dinamite, per la creazione di un invaso di mt. 20 per mt. 6 avente una profondità di 8.00 mt anche in questo caso serviva a convogliare le acque di prima pioggia rivenienti dal tetto della istituenda chiesa. Il progetto prevedeva l’esistenza di due camere una più piccola e una più grande in cui convogliare nella prima l’acqua raccolta e attraverso un sistema di pompe passare in quella più grande per essere infine attinta.
Il pozzo presente nella Chiesa dell'Immacolata dove venivano
raccolte le acque meteoriche di prima pioggia che venivano inviate 
alla cisterna

L’ultima cisterna delle tre fu fortemente voluta nel Consiglio Comunale del 1883 a seguito della espansione demografica e di quella edile presente nell’area tra il Rione Annunziata e quello Immacolata. Il progetto esecutivo della costruzione però si arenò per tre anni in quanto nelle regie casse comunali la somma necessaria alla costruzione non era bastevole. Infatti bisognò aspettare il 1886 per trovare i fondi necessari per la realizzazione dell’opera, quindi fu dato mandato all’Ingegner Gaetano Valente di progettarla in ogni minimo dettaglio entro però il vincolo della somma stanziata dal sindaco pro-tempore Luigi Epifani ostante in lire 4000 a fronte di una spesa complessiva prevista di lire 4203. Non essendovi nelle vicinanze chiese o edifici pubblici da cui far incanalare le acque meteoriche si scelse di convogliare le acque di prima pioggia che cadevano sul selciato dalla parte settentrionale del largo in quanto più pulite. Proprio per la sua conformazione topografica largo Paradiso è inclinato e quindi la scelta del punto di convogliamento delle acque risultò essere quella vincente, l’invaso ostante in una unica camera che avrebbe potuto convogliare un qualcosa come circa 700 metri cubi d’acqua fu innovativo per quel tempo, dovendo provvedere a un fabbisogno sempre più crescente di questo bene prezioso. Ma uno dei problemi che si incontrò era quello che non tutte le strade nelle vicinanze del largo, e neanche il largo stesso era pavimentato, per questo l’ingegnere previde che si creasse un pozzetto di decantazione dove poi attraverso un sistema di filtri l’acqua ivi raccolta veniva sversata nella piscina. L’invaso aveva una larghezza utile di circa 17.00 mt. e una ampiezza di circa 5.00 mt. ed una altezza di 6.00 mt.; la vasca di sedimentazione invece era lunga circa 4.50 mt. larga e profonda 3.00 mt.
Particolare del pozzo presente nella chiesa dell'Immacolata.
Grazie a questi interventi e a queste opere pubbliche create o innovate alla fine del XIX secolo ei primi trent’anni del novecento il problema igienico sanitario tese a ridursi complessivamente ma, scrive Aldo Fontana in un suo studio condotto “Sulle opere di risanamento del Comune di Molfetta in rapporto alla morbilità tubercolare” realizzato sulla base dell’attività svolta dal dispensario antitubercolare cittadino in relazione alle condizioni urbanistiche e demografiche conclude che nella parte antica della città la mortalità tubercolare, legata alle condizioni igieniche migliori e all’accesso all’acqua, in modo particolare, più facilitato rispetto a quella dei quartieri “nuovi” dove il rischio di contagio era più elevato e la mortalità era tre volte superiore, a causa della presenza di classi sociali meno facoltose e con un accesso all’acqua meno facilitato, al fine di evitare epidemie come già avvenuto in passato fu prevista la realizzazione di due cisterne quasi una vicina all’altra (Piazza Immacolata e Largo Paradiso) ma risultava parimenti che il numero dei soggetti colpiti da tale malattia tendenzialmente andava ad azzerarsi. Infine a seguito dell’approvazione del piano regolatore parziale del 1925 e di quello totale del 1934 si è avuto un incentivo alle opere pubbliche volte proprio a migliorare le condizioni igieniche grazie alle quali l’acqua veniva erogata da ben 22 fontane pubbliche e tra la Molfetta nuova e vecchia circa 6000 famiglie disponevano di acqua pulita in casa.
Ricordiamo inoltre che il sito della Chiesa e della Cisterna è stato oggetto di una delle giornate del Fai sez. Molfetta, mostrando parti inaccessibili dell'edificio sacro ai visitatori nell'ottobre del 2018 in concorrenza della Giornata Nazionale Fai di Autunno.
A cura di Sisto Massimiliano
Foto di Gianluca de Ruvo
Con la partecipazione di Giacomo Ciccolella.

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