Le cisterne presenti nel primo ed
originario territorio parrocchiale erano 3:
1. Cisterna
del Convento di San Domenico in Soriano;
2. Cisterna
in Piazza Immacolata;
3. Cisterna
in Largo Paradiso.
L'imboccatura della cisterna presente in piazza Immacolata |
La prima delle tre è di fatto la
più antica infatti era in uso sino dal XV secolo dalla Università cittadina ed
insisteva nei fondi di proprietà Petrello Colletta e Antonio Gadaleta in
rispondenza della località Pozzo dei Cani. Il primo costituì, poi un diritto di
beneficio sulla parte della sua vigna che assegnò ai Nesta, e le fonti
catastali indicano che fu goduto da tale casata cittadina sino al XVIII secolo,
come compare nell’Apprezzo del 1751. Nel 1737 tale piscina risultava in disuso
e la metà del fondo di proprietà dei Gadaleta venne ceduto per donazione al
Convento dei Padri Domenicani. Nel 1835 poi su questo fondo acquistato dal
Sergio Poli costruttore, questi vi costruì la sua abitazione occupando la
piscina comune e per questo fu querelato e dovette abbattere la parte che
insisteva su di essa. Nel 1876 si attuarono lavori di adeguamento affidandoli
all’arch. Corrado de Judicibus il quale elaborò il progetto che prevedeva
l’incanalamento delle acque meteoriche di prima pioggia rivenienti dalle gronde
del tetto della chiesa domenicana attraverso un sistema di tubi di zinco lunghi
circa 24.63 m questo nella parte settentrionale mentre nella parte meridionale
il sistema di tubi previsto era lungo circa 32.70 m. Si precisa che nel tempio
erano presenti anche le nevaie, come attesta già un atto del 5/7/1638, che nel
progetto del de Judicibus divennero parte del sistema di raccolta delle acque
meteoriche ivi insistenti considerandole come piscine.
Particolare della cisterna |
La seconda Cisterna presente nel
territorio parrocchiale era quella di Piazza Immacolata. La costruzione della
Piazza avvenne sul progetto detratto a seguito del piano regolatore del 1876. Sicuramente
la cisterna ivi costruita fu una delle ultime, se non proprio l’ultima e questa venne realizzata a ridosso del fondo
di Cappeluti Mauro Sergio dove poi verrà costruita la chiesa. Il progetto della
costruzione della cisterna venne sviluppato già nel 1866 dall’Ing. Pantaleo
Poli ma non fu portato a termine perché i fondi vennero dirottati per terminare
la costruzione della Cisterna in Largo Paradiso. L’opera prevedeva uno scavo a
punta di picone, data la vicinanza all’abitato non potevano essere usate
cariche di dinamite, per la creazione di un invaso di mt. 20 per mt. 6 avente
una profondità di 8.00 mt anche in questo caso serviva a convogliare le acque
di prima pioggia rivenienti dal tetto della istituenda chiesa. Il progetto
prevedeva l’esistenza di due camere una più piccola e una più grande in cui
convogliare nella prima l’acqua raccolta e attraverso un sistema di pompe
passare in quella più grande per essere infine attinta.
Il pozzo presente nella Chiesa dell'Immacolata dove venivano
raccolte le acque meteoriche di prima pioggia che venivano inviate
alla cisterna
|
L’ultima cisterna delle tre fu
fortemente voluta nel Consiglio Comunale del 1883 a seguito della espansione
demografica e di quella edile presente nell’area tra il Rione Annunziata e
quello Immacolata. Il progetto esecutivo della costruzione però si arenò per
tre anni in quanto nelle regie casse comunali la somma necessaria alla
costruzione non era bastevole. Infatti bisognò aspettare il 1886 per trovare i
fondi necessari per la realizzazione dell’opera, quindi fu dato mandato
all’Ingegner Gaetano Valente di progettarla in ogni minimo dettaglio entro però
il vincolo della somma stanziata dal sindaco pro-tempore Luigi Epifani ostante
in lire 4000 a fronte di una spesa complessiva prevista di lire 4203. Non
essendovi nelle vicinanze chiese o edifici pubblici da cui far incanalare le
acque meteoriche si scelse di convogliare le acque di prima pioggia che
cadevano sul selciato dalla parte settentrionale del largo in quanto più
pulite. Proprio per la sua conformazione topografica largo Paradiso è inclinato
e quindi la scelta del punto di convogliamento delle acque risultò essere
quella vincente, l’invaso ostante in una unica camera che avrebbe potuto
convogliare un qualcosa come circa 700 metri cubi d’acqua fu innovativo per
quel tempo, dovendo provvedere a un fabbisogno sempre più crescente di questo
bene prezioso. Ma uno dei problemi che si incontrò era quello che non tutte le
strade nelle vicinanze del largo, e neanche il largo stesso era pavimentato,
per questo l’ingegnere previde che si creasse un pozzetto di decantazione dove
poi attraverso un sistema di filtri l’acqua ivi raccolta veniva sversata nella
piscina. L’invaso aveva una larghezza utile di circa 17.00 mt. e una ampiezza
di circa 5.00 mt. ed una altezza di 6.00 mt.; la vasca di sedimentazione invece
era lunga circa 4.50 mt. larga e profonda 3.00 mt.
Particolare del pozzo presente nella chiesa dell'Immacolata. |
Grazie a questi interventi e a queste
opere pubbliche create o innovate alla fine del XIX secolo ei primi trent’anni
del novecento il problema igienico sanitario tese a ridursi complessivamente
ma, scrive Aldo Fontana in un suo studio condotto “Sulle opere di risanamento
del Comune di Molfetta in rapporto alla morbilità tubercolare” realizzato sulla
base dell’attività svolta dal dispensario antitubercolare cittadino in relazione
alle condizioni urbanistiche e demografiche conclude che nella parte antica
della città la mortalità tubercolare, legata alle condizioni igieniche migliori
e all’accesso all’acqua, in modo particolare, più facilitato rispetto a quella
dei quartieri “nuovi” dove il rischio di contagio era più elevato e la
mortalità era tre volte superiore, a causa della presenza di classi sociali
meno facoltose e con un accesso all’acqua meno facilitato, al fine di evitare
epidemie come già avvenuto in passato fu prevista la realizzazione di due
cisterne quasi una vicina all’altra (Piazza Immacolata e Largo Paradiso) ma
risultava parimenti che il numero dei soggetti colpiti da tale malattia
tendenzialmente andava ad azzerarsi. Infine a seguito dell’approvazione del
piano regolatore parziale del 1925 e di quello totale del 1934 si è avuto un
incentivo alle opere pubbliche volte proprio a migliorare le condizioni
igieniche grazie alle quali l’acqua veniva erogata da ben 22 fontane pubbliche
e tra la Molfetta nuova e vecchia circa 6000 famiglie disponevano di acqua
pulita in casa.
Ricordiamo inoltre che il sito della Chiesa e della Cisterna è stato oggetto di una delle giornate del Fai sez. Molfetta, mostrando parti inaccessibili dell'edificio sacro ai visitatori nell'ottobre del 2018 in concorrenza della Giornata Nazionale Fai di Autunno.
A cura di Sisto Massimiliano
Foto di Gianluca de Ruvo
Con la partecipazione di Giacomo Ciccolella.
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