giovedì 27 dicembre 2018

Capodanno in Piazza a Toritto con gli artisti molfettesi dell'Havana Group.


L'HAVANA GROUP con i suoi fantastici "attori" e mattatori il Dj Enzo Farinola e la vocalist La Grimilde (Tiziana Minervini) saranno protagonisti del Capodanno in piazza nella città di Toritto. Una piccola grande manifestazione partita dalla capacità organizzativa e dalla brillante mente di Miky Falcicchio presidente dell'Associazione culturale La Fenice nonché presentatore e talent scout con una carriera da ex modello.
Sul palco nella ricca scaletta ci sarà il divertentismo più puro oltre che artisti del calibro nazionale e internazionale infatti è prevista l'esibizione della star indiscussa della musica dance degli anni '90 Regina che si esibirà presentando i suoi cavalli di battaglia ad affiancarla ci sarà la presenza del dj Paolo Noise mattatore del programma Lo Zoo di 105, a seguire l'esibizione del rap pugliese Reckless e per tutta la notte le note dei grandi successi dance mixati dall'Havana Group di Molfetta.
Enzo Farinola e La Grimilde noti anche come gli Havana Group, presenti sul territorio pugliese dal 1991, dedicano la loro vita all’intrattenimento musicale al divertimento oltre che ad essere la colonna sonora ormai di diverse generazioni della vita notturna, impegno fatto sempre con grande passione, dedizione e anche un pizzico di follia. Puoi seguirli su Facebook e YouTube in quanto sono autori del format denominato "Havana vintage mix" ovvero 15 minuti di musica dance anni ‘90 mixata interamente con i vinili.
La professionalità e l'impegno profuso nel corso di questa lunga e sfavillante carriera li hanno portati a farsi conoscere, quindi anche fuori dalla cerchia molfettese infatti il grosso riconoscimento è proprio quello che saranno loro i mattatori della notte più lunga dell'anno accompagnando la piazza verso l'alba del nuovo anno, quindi invitiamo tutti i molfettesi e non solo a partecipare a questo evento che sarà un momento di festa e divertimento allo stato puro.

Massimiliano Sisto

sabato 8 dicembre 2018

Il dono più grande: una goccia di sangue per la solidarieta'.


Come consuetudine invalsa da oltre un decennio, la Venerabile Arciconfraternita di Santo Stefano con sede in Molfetta nei pressi della propria chiesa patronale, ha organizzato anche quest'anno la donazione sangue.

Una lunga marcia voluta nel corso delle varie amministrazioni che si sono susseguite e che continuano a farlo nel solco della solidarietà e del dono.

Un modo per rendere più vicino e fattivo la parola di don Tonino sulla chiesa del grembiule, così seguendo questo insegnamento anche il pio sodalizio ha voluto contribuire per rendere fattivo tale intuizione del venerato presule.

La manifestazione si terrà domenica 9 dicembre dalle ore 8.00 sino alle 12.00 presso la Chiesa di Santo Stefano in Molfetta dove una autoemoteca effettuerà le donazioni.

Si ringrazia quanti vorranno partecipare a questo bel gesto di solidarietà fatto nel periodo natalizio.

A cura di Sisto Massimiliano.


Tota Pulcra es Maria.



Bisogna andare nel corso dei secoli sino al VII d.c. in Oriente per trovare tracce della prima festa liturgica in onore dell'Immacolata Concezione.
In occidente solo a partire dal 1695 con Papa Innocenzo XII venne istituita la solennità della Vergine Concetta Immacolata con una Messa e Ottava rivolta a tutto il cattolicesimo  mentre con Papa Clemente IX divenne festa di precetto. 

Così il dibattito tra mucalitisti e immacolatisti si accese sempre più tanto che nel 1848 Papa Pio IX decise di istituire una commissione teologica che poi portò nel 1854 Pio IX a proclamare il Dogma della Beata Concezione di Maria Vergine. 
Il dogma si focalizzava su due linee: il peccato originale e la vittoria su di esso per mezzo della grazia di Cristo attraverso la sua nascita avvenuta per mezzo di Maria.


Anticamente la festa dell'Immacolata era una delle feste di popolo molto sentita; nella nostra città, infatti se storicamente la Confraternita dell'Immacolata aveva come fine principale quello di poter fare sposare le donne nubili senza dote consegnando loro il necessario per maritarsi. 
In tempi più recenti l'8 dicembre segnava il momento di conoscenza dei promessi alle rispettive famiglie per lo scambio dell'anello che avrebbe portato poi i nubendi a convogliare a giuste nozze.

 Inoltre l'8 dicembre era anche il giorno in cui vi era il pagamento delle pigioni delle attività lavorative dei campi, infatti coincideva anche col termine della raccolta delle olive e l'inizio quindi di un nuovo anno agrario.

Per fare riferimento all'arrivo del simulacro nella Chiesa di San Bernardino dobbiamo risalire agli scritti pastorali di Monsignor Sarnelli infatti, egli nel suo scritto datato 15 settembre del 1726 descriveva oltre il simulacro anche il percorso che esso effettuava in processione per le vie della città. 

Quindi lo stesso e' presumibilmente databile tra la fine del '600 e la prima decade del '700, anche perché notizie precise dell'arrivo dello stesso non si posseggono. 



Dopo il restauro avvenuto nel 2006 l'immagine della Vergine ha ritrovato i suoi fasti di un tempo, infatti sono stati riportati alla luce la varietà policroma dei colori che è proprio della scuola napoletana secentesca nella raffigurazione della Madonna Immacolata, la figura è orante, trasfigurata nel "Fiat" pronunciato all'angelo nel momento dell'Annunciazione, è posta come dalla iconografia apocalittica su di una mezzaluna a calpestare "il serpe antico" che le morde il calcagno.
L'immagine lignea è ascrivibile allo scultore napoletano Brodaglio.



A cura di Sisto Massimiliano
Foto di Giuseppe Roppo.


giovedì 6 dicembre 2018

Un santo, orgoglio della città di Bari: San Nicola da Myra.



La leggenda narra che 62 marinai baresi in competizione con Venezia progettarono il furto delle reliquie da Myra in Italia. 

La necessita' della traslazione fu dovuta essenzialmente a motivi legati all'avanzata turca in territorio bizantino. Infatti prima che avvenne la presa di Myra ad opera turca i marinai baresi tra cui i sacerdoti Lupo e Grimoldo uniti all'armatore Dottula partirono per Myra e con una scusa entrarono nella Chiesa dove erano custodite le reliquie del Metropolita, e senza spargere sangue aprirono la cripta sotto l'altare e videro che le ossa erano poste in modo ordinato tutte avvolte dalla Sacra Manna profumata del santo che ancora oggi viene raccolta attraverso un sistema di tubi che e' presente sotto l'altare ortodosso della cripta della Basilica di San Nicola di Bari in Bari. 

Cosi' l'8 maggio del 1087 avendo preso le reliquie arrivarono in Bari di notte e subito corsero a chiamare il Vescovo e l'Abate Elia, fu infatti Elia che accolse di fatto le reliquie sulla spiaggia di Bari.
Una volta in città le reliquie divennero motivo di diatriba sulla loro collocazione definitiva, alcuni volevano porle nella Chiesa Cattedrale altri in quella di San Michele cosi' fu deciso dai buoi dove conservarle.

I buoi quindi decisero di dirigersi verso la chiesa di San Michele in Bari e qui restarono sino a quando fu nominato Vescovo l'Abate Elia che decise la costruzione della splendida Basilica che ancora si staglia sulla città di Bari. 
La nuova basilica fu consacrata da Papa Urbano II che pose sotto l'altare della cripta le Sante Reliquie di san Nicola tutt'oggi venerate sia dai cristiani d'occidente che da quelli di oriente. 

La spedizione barese come detto era stata decisa in competizione a quella veneziana, infatti stiamo parlando del 1087 quindi in pieno medioevo e in ogni città sopratutto quelle piu' importanti volevano legare il loro nome a quello di importanti santi per attivare i lucrosi pellegrinaggi che avrebbero dato impulso economico, e Bari essendo un porto commerciale importante quale crocevia dei carichi che salivano dall'oriente e che venivano poi trasportati in tutto l'impero bizantino peninsulare italiano, non volle essere da meno.



Invero nella chiesa di San Nicolò a Venezia Lido sono custodite alcune reliquie di San Nicola trafugate dai marinai veneziani dopo che quelli baresi avevano prelevato dalla cripta della chiesa di Myra il corpo del santo, trattasi comunque di frammenti ossei che trasudano anch'essi la Santa Manna.

A cura di Sisto Massimiliano
Foto di Giuseppe Roppo

sabato 1 dicembre 2018

"La fontana del Villaggio": La Chiéseie noeve. Le cisterne presenti nel territorio parrocchiale.



Le cisterne presenti nel primo ed originario territorio parrocchiale erano 3:
1.       Cisterna del Convento di San Domenico in Soriano;
2.       Cisterna in Piazza Immacolata;
3.       Cisterna in Largo Paradiso.
L'imboccatura della cisterna presente in piazza Immacolata

La prima delle tre è di fatto la più antica infatti era in uso sino dal XV secolo dalla Università cittadina ed insisteva nei fondi di proprietà Petrello Colletta e Antonio Gadaleta in rispondenza della località Pozzo dei Cani. Il primo costituì, poi un diritto di beneficio sulla parte della sua vigna che assegnò ai Nesta, e le fonti catastali indicano che fu goduto da tale casata cittadina sino al XVIII secolo, come compare nell’Apprezzo del 1751. Nel 1737 tale piscina risultava in disuso e la metà del fondo di proprietà dei Gadaleta venne ceduto per donazione al Convento dei Padri Domenicani. Nel 1835 poi su questo fondo acquistato dal Sergio Poli costruttore, questi vi costruì la sua abitazione occupando la piscina comune e per questo fu querelato e dovette abbattere la parte che insisteva su di essa. Nel 1876 si attuarono lavori di adeguamento affidandoli all’arch. Corrado de Judicibus il quale elaborò il progetto che prevedeva l’incanalamento delle acque meteoriche di prima pioggia rivenienti dalle gronde del tetto della chiesa domenicana attraverso un sistema di tubi di zinco lunghi circa 24.63 m questo nella parte settentrionale mentre nella parte meridionale il sistema di tubi previsto era lungo circa 32.70 m. Si precisa che nel tempio erano presenti anche le nevaie, come attesta già un atto del 5/7/1638, che nel progetto del de Judicibus divennero parte del sistema di raccolta delle acque meteoriche ivi insistenti considerandole come piscine.
Particolare della cisterna

La seconda Cisterna presente nel territorio parrocchiale era quella di Piazza Immacolata. La costruzione della Piazza avvenne sul progetto detratto a seguito del piano regolatore del 1876. Sicuramente la cisterna ivi costruita fu una delle ultime, se non proprio l’ultima e  questa venne realizzata a ridosso del fondo di Cappeluti Mauro Sergio dove poi verrà costruita la chiesa. Il progetto della costruzione della cisterna venne sviluppato già nel 1866 dall’Ing. Pantaleo Poli ma non fu portato a termine perché i fondi vennero dirottati per terminare la costruzione della Cisterna in Largo Paradiso. L’opera prevedeva uno scavo a punta di picone, data la vicinanza all’abitato non potevano essere usate cariche di dinamite, per la creazione di un invaso di mt. 20 per mt. 6 avente una profondità di 8.00 mt anche in questo caso serviva a convogliare le acque di prima pioggia rivenienti dal tetto della istituenda chiesa. Il progetto prevedeva l’esistenza di due camere una più piccola e una più grande in cui convogliare nella prima l’acqua raccolta e attraverso un sistema di pompe passare in quella più grande per essere infine attinta.
Il pozzo presente nella Chiesa dell'Immacolata dove venivano
raccolte le acque meteoriche di prima pioggia che venivano inviate 
alla cisterna

L’ultima cisterna delle tre fu fortemente voluta nel Consiglio Comunale del 1883 a seguito della espansione demografica e di quella edile presente nell’area tra il Rione Annunziata e quello Immacolata. Il progetto esecutivo della costruzione però si arenò per tre anni in quanto nelle regie casse comunali la somma necessaria alla costruzione non era bastevole. Infatti bisognò aspettare il 1886 per trovare i fondi necessari per la realizzazione dell’opera, quindi fu dato mandato all’Ingegner Gaetano Valente di progettarla in ogni minimo dettaglio entro però il vincolo della somma stanziata dal sindaco pro-tempore Luigi Epifani ostante in lire 4000 a fronte di una spesa complessiva prevista di lire 4203. Non essendovi nelle vicinanze chiese o edifici pubblici da cui far incanalare le acque meteoriche si scelse di convogliare le acque di prima pioggia che cadevano sul selciato dalla parte settentrionale del largo in quanto più pulite. Proprio per la sua conformazione topografica largo Paradiso è inclinato e quindi la scelta del punto di convogliamento delle acque risultò essere quella vincente, l’invaso ostante in una unica camera che avrebbe potuto convogliare un qualcosa come circa 700 metri cubi d’acqua fu innovativo per quel tempo, dovendo provvedere a un fabbisogno sempre più crescente di questo bene prezioso. Ma uno dei problemi che si incontrò era quello che non tutte le strade nelle vicinanze del largo, e neanche il largo stesso era pavimentato, per questo l’ingegnere previde che si creasse un pozzetto di decantazione dove poi attraverso un sistema di filtri l’acqua ivi raccolta veniva sversata nella piscina. L’invaso aveva una larghezza utile di circa 17.00 mt. e una ampiezza di circa 5.00 mt. ed una altezza di 6.00 mt.; la vasca di sedimentazione invece era lunga circa 4.50 mt. larga e profonda 3.00 mt.
Particolare del pozzo presente nella chiesa dell'Immacolata.
Grazie a questi interventi e a queste opere pubbliche create o innovate alla fine del XIX secolo ei primi trent’anni del novecento il problema igienico sanitario tese a ridursi complessivamente ma, scrive Aldo Fontana in un suo studio condotto “Sulle opere di risanamento del Comune di Molfetta in rapporto alla morbilità tubercolare” realizzato sulla base dell’attività svolta dal dispensario antitubercolare cittadino in relazione alle condizioni urbanistiche e demografiche conclude che nella parte antica della città la mortalità tubercolare, legata alle condizioni igieniche migliori e all’accesso all’acqua, in modo particolare, più facilitato rispetto a quella dei quartieri “nuovi” dove il rischio di contagio era più elevato e la mortalità era tre volte superiore, a causa della presenza di classi sociali meno facoltose e con un accesso all’acqua meno facilitato, al fine di evitare epidemie come già avvenuto in passato fu prevista la realizzazione di due cisterne quasi una vicina all’altra (Piazza Immacolata e Largo Paradiso) ma risultava parimenti che il numero dei soggetti colpiti da tale malattia tendenzialmente andava ad azzerarsi. Infine a seguito dell’approvazione del piano regolatore parziale del 1925 e di quello totale del 1934 si è avuto un incentivo alle opere pubbliche volte proprio a migliorare le condizioni igieniche grazie alle quali l’acqua veniva erogata da ben 22 fontane pubbliche e tra la Molfetta nuova e vecchia circa 6000 famiglie disponevano di acqua pulita in casa.
Ricordiamo inoltre che il sito della Chiesa e della Cisterna è stato oggetto di una delle giornate del Fai sez. Molfetta, mostrando parti inaccessibili dell'edificio sacro ai visitatori nell'ottobre del 2018 in concorrenza della Giornata Nazionale Fai di Autunno.
A cura di Sisto Massimiliano
Foto di Gianluca de Ruvo
Con la partecipazione di Giacomo Ciccolella.