giovedì 17 gennaio 2019

Sénde Endùene méscechere è sùene



L’importanza della festa di sant’Antonio Abate risale al fatto che fu il primo fondatore del monachesimo cristiano. 
Infatti egli fu anche il primo abate, nacque a Qumans nel 251 e morì nel deserto della Tebaide il 17 gennaio 357, esso è un santo venerato non solo dalle chiese cristiano-cattoliche ma anche da quella luterana e persino da quella copta. 
Le sue reliquie oggi si possono venerare in Francia nella chiesa di Arles dove si sviluppò sino dall’XI secolo il culto taumaturgico del santo specie per malattie terribili e inguaribili. 
In Italia invece una reliquia del braccio del santo è custodita in Puglia nella cittadina di Novoli in provincia di Lecce. 
Esse sono state traslate nel gennaio 2017 in Italia presso Assisi dove hanno sostato dal 17 al 23 gennaio. 
E’ considerato il patrono dei macellai, salumai, contadini ed allevatori e come protettore degli animali domestici. 
A Molfetta la memoria di sant’Antonio Abate non solo segna il legame che la chiesa universale ha con i nostri animali domestici cui la benedizione che per tanti anni si e’ fatta nel Santuario del Santissimo Crocifisso dei Padri Cappuccini in Piazza Margherita di Savoia, ma segna anche l’inizio del Carnevale che con il suo frastuono che si protraeva sino al Martedì Grasso infatti il tipico detto molfettese era “Sénde Endùene méscechere è sùene”.
A cura di Sisto Massimiliano

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