Venerdì Santo 7 aprile 1944. Ancora
una volta la guerra con la sua cattiveria irrompe anche qui nella vita dei
molfettesi e proprio di questo che si parla di cattiveria giustificata dal
possibile attacco in ogni momento da parte delle forze aeree della Germania che
come una fiera ferita a morte dava gli ultimi colpi di coda.
Qui in città si
era insediato a Palazzo De Lago il Town Major ossia il plenipotenziario che
gestiva la città sia sotto il profilo civile che militare e aveva dato ordine
che tutte le manifestazioni esterne per una questione di sicurezza non si
sarebbero potute svolgere.
Così come ogni Venerdì Santo si teneva il concerto a
piè fermo delle marce funebri nei pressi della Chiesa del Purgatorio, anche
quest'anno non si sarebbero svolte le tradizionali processioni.
Sapendo che la
processione non sarebbe sfilata quella notte il Priore decise di dare l'ordine
alle pie donne di mettere gli abiti ordinari al simulacro della Pietà e
prepararla per la riposizione nella teca dove era custodita per tutto il successivo
anno.
Al termine di questa mesta attività sia i confratelli che il priore
uscirono fuori dalla chiesa per ascoltare il termine del concerto ormai
iniziato, quando dal popolo che come non mai si era assiepato dinnanzi alla
chiesa si levò dapprima un sussurro che divenne un crepitio sino ad esplodere.
"VOGLIAMO LA PROCESSIONE".
Il priore si vide costretto, quindi ad
andare ad intercedere dal Town Major il quale assentì con due precise
richieste: 1. La processione doveva uscire per le 5.00 mattutine e doveva
ritirarsi per le 9.00 e che doveva solo sfilare il gruppo della Pietà; 2. La
processione doveva passare al di sotto del Quartier Generale degli Alleati a
Palazzo De Lago.
Così si riattivò tutto l'apparato preparatorio della Sacra
Immagine che osta nella sua vestizione ed all'ora convenuta ecco iniziare a
sfilare il corteo.
L'immagine della Pietà quindi passò la Porticella per andare
verso la Villa Comunale ed iniziare a sfilare in quell'immensa piazza che è
P.zza Garibaldi pian pian si avvia verso il Calvario per sfilare al di sotto
Palazzo De Lago.
Qui però le finestre erano tutte serrate, quasi a fare uno
sgarbo sia ai molfettesi che a ciò che culturalmente significano per noi i
nostri riti, la nostra cultura, la nostra storia.
Così dondolante al suono del
tamburo, quasi umiliata si avviava verso il gran portone del palazzo, ma appena
il gruppo della Pietà era nei pressi del portone regio ecco si dischiusero sia
le finestre del piano nobile che del portone dove comparirono sul primo il Town
Major e gli altri componenti della giunta militare in alta uniforme mentre sul
marciapiede si schierarono un picchetto d'onore militare che al passaggio del
simulacro gli presentarono gli onori militari, mentre dal primo piano sino a
tutto il passaggio del corteo gli ufficiali sull'attenti vedono sfilare la
processione che si diresse verso via Vittorio Emanuele, solo allora si intonò
il "Vexilla"che riportarono la processione alla dimensione storica
che conosciamo ancora oggi.
Tratto
dal libro "Diario per la Confraternita della Morte"scritto da Orazio
Panunzio
A cura di Sisto Massimiliano